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domenica 26 novembre 2023

Napoleone artigliere, e il fascino dell’azzardo

Un film anti-rivoluzionario, come dice la dedica iniziale. Alla maniera di Manzoni, un altro appassionato di Napoleone, che si fece storico della Rivoluzione del 1789 per mettere i puntini sulle i, su sciocchezze a abusi. E un film contro il potere, politico, militare, e anche sessuale: può essere assoluto e mortale, ma sempre fortuito. A letto dichiaratamente: la mogliettina adorata dal generale in Egitto, da lui salvata dai rigori della Convenzione, se la spassa in sua assenza. Un film quindi anche attuale, contro il machismo. Che è dipendenza: il filo conduttore del film si può dire questo, svolgendosi sulla traccia delle lettere di Napoleone alla prima moglie, Giuseppina di Beauharnais, mai realmente ripudiata  – un po’ incongruamente, dato che lei morì quando Napoleone veniva deportato all’Elba, nel maggio del 1914.  
Ma è un effetto fortuito. Non è questo che ha vouto fare l’oggi ottantaseienne Ridley Scott, in questa megaproduzione: ha voluto fare spettacolo, di masse in movimento (l’elenco di coda dei partecipanti a qualche titolo al film prende alcuni minuti e alcune decine di pagine), sulle guerre tanto celebrate e sempre “decisive” quanto insensate. Austerlitz, che consacrò Napoleone sui regni e gli imperi d’Europa. Borodino, “la più terribile delle mie battaglie”, quella tra Napoleone e Kutuzov, di “Guerra e pace”, e la ritirata di Russia. E infine Waterloo, la vittoria definitiva opera del caso, l’irruzione sul fianco destro del prussiano Blücher, quando la guerra degli alleati comandata dal duca di Wellington era perduta.
È uno spettacolo. Non hanno senso quindi le obiezioni degli storici. Che Napoleone, per esempio, non presenziò, alla prima scena, alla decapitazione di Maria Antonietta: la prima scena dichiara l’intento anti-rivoluzionario, contro una piazza sporca e brutta che solo si batte per una testa tagliata. Lo stesso sarà poco dopo, con le sedute dell’Assemblea per la retorica sciocca e sanguinaria del venerato Robespierre. O che Napoleone non dipendeva psicologicamente da Giuseppina, dall’amore, dalla devozione della moglie ripudiata. O che le battaglie di Austerlitz e Waterloo si combatterono diversamente.
Due ore spettacolari e affascinanti, in tutti gli aspetti: il comando (l’azzardo), la politica, la gestione del potere più che la sua conquista, la decisione in battaglia (le stategie, le tattiche, il caso). Il mondo come viene, senza mai un problema o un turbamento personale – l’impulso irrefrenabile, quello sessuale, è liquidato animalescamente. O il fascino è del potere, di una sola persona, dell’ambizione, vincente e anche perdente – la storia di successo di un tenente di artiglieria che s’inventò la presa di Tolone in mano agli inglesi, e ci riuscì? Sicuramente è una sagra dell’artiglieria: Napoleone ha e usa sempre molti cannoni, in tutte le battaglie, con forti rombi e grandi sconquassi.
Ridley Scott,
Napoleon

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