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giovedì 30 novembre 2023

Verso un nuovo fronte in Cisgiordania

Prolungandosi la guerra a Gaza, tanto più ora con le pause pure benvenute di tregua, il timore in Europa è che una situazione analoga, di radicalizzazione, si crei in Cisgiordania. Dove Israele ha intensificato dal 7 ottobre la colonizzazione, con l’intervento dell’esercito accanto ai coloni – i morti contati sono oltre duecento, con molti arresti ed espropri forzosi. La radicalizzazione della Cisgiordania renderebbe la situazione rischiosa per gli equilibri globali.
I timori che la Farnesina riscontra a Parigi, soprattutto, ma anche a Berlino, e per alcuni segnali a Londra, è che la politica di colonizzazione spinta che Israele sta portando avanti in Cisgiordania dall’inizio della guerra porti a una radicalizzazione palestinese, con o senza Hamas, anche in questa area. Che è molto più grande di Gaza, e non isolata: un conflitto vi sarebbe forse più disastroso, sicuramente più denso di rischi. Non c’è una frontiera, israeliani e palestinesi sono frammischiati, dopo quasi sessant’anni di occupazione militare israeliana, Siria e Iran potrebbero ritenersi obbligati a intervenire.
L’astensione proclamata dall’Iran da ogni intenzione di intervento nella guerra lascia sperare che il conflitto a Gaza resti localizzato. Ma si accrescono i timori generati dal mancato cambiamento di governo in Israele, malgrado le responsabilità per l’attacco del 7 ottobre: il governo di guerra, benché allargato al centro, è sempre dominato da Netanyahu e i partiti dei coloni.    

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