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Anche il padre, anche inadatto, c’è per sempre
Germania e Italia unite - come nella vita e nel lavoro
della regista - in una storia di amore estivo, giovanile, distratto, ma seguito
da una genitorialità immatura e incapace – tanto buona, ma. Finché Leo (una
strepitosa ragazzina, Juli Grabenhenrich, si stanca dei vezzeggiativi telefonici
insistenti della madre assente e parte alla ricerca del padre che ha visto in un
video scaricato dalla madre e non protetto: un uomo felice, uno sportivo, che
pratica e insegna il surf. Con la carta di credito della madre, e con l’inglese
spedito, arriva a Marina Romea, la non proverbiale spiaggia di Ravenna, nella
spettrale stagione invernale, aggravata dalle mareggiate, e dalle ruspe dell’interminabile
ripascimento. Uno scenario di tempesta, quela sarà l’incontro col padre. Dapprima
commosso. Lui è ben un buon padre, sollecito, affettuoso, di un’altra bambina
che ha avuto da un’altra donna - anch’essa trascurata: una bambina che pange,
ma sa anche ridere. Poi collerico contro i sensi di colpa, di lui, contro se
stesso, che però proietta sulla figlia, che pure tanto ha voluto conoscerlo,
accampando volgarmente a propria scusante l’immaturità.
Il lieto fine c’è – la storia è del resto semplice,
comune, quotidiana. Ma questo è un film d’autore: accattivante per le immagini, i
tempi (il montaggio), le caratterizzazioni. Anche duro, sotto l’apparente equanimità
(non prendere partito), duro sulla genitorialità degli inadatti, incapaci,
eternamente immaturi. Dei misfitts, quelli che sanno fare tutto
(avventurosi, sradicati, solitari o egoisti) e non vengono a capo di nulla. Un
genitore, purtroppo?, c’è per sempre nel corso di una vita.
Alissa Jung, Paternal Leave, Sky Cinema, Now
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