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venerdì 24 ottobre 2025

Wagner di lusso a Santa Cecilia

Nuovo allestimento, esecuzione in forma scenica, interpreti wagneriani acclarati, l’orchestra dell’Accademia romana in grande spolvero, rinforzata da sei arpe, sotto la mano gentile di Daniel Harding, per sole tre esecuzioni, tutte sold-out: grande festa a Roma, all’inaugurazione della stagione dei concerti, per la “prima giornata della sagra scenica ‘L’anello del Nibelungo’”. Magnifica prova dell’acustica della sala, 2.800 posti, con i cantanti in fondo alla scena e dietro l’orchestra invece che sul proscenio, stante l’insolito adattamento della sala da concerto. Speciamente sonora – vivace, teatrale, operistica – Sieglinde, il soprano lituano Vida Miknevičiūté. Col cattivo Hundig da lei rifiutato per Siegmund, il basso danese Stephen Milling. Singolarmente afona invece la veterana wagneriana Miina-Liisa Värelä, Brünnhilde (sonora da ultimo, quando canta stesa per terra, sotto l’ira di Wotan, e il Siegmund del tenore americano James McCorkle, forse in un ruolo improvvisato (non vanta precedenti wagneriani).
Minimalista ma di effetto la messinscena: la regia, di Vincent Hughet, la scenografia, di Pierre Yovanovitch, per gran parte fatta di luci, a opera di Christophe Foret, e i costumi, di Edoardo Russo, della sartoria Tirelli Trapetti. Uno scontornato al neon fa il bosco, la cavalcata delle Valchirie si fa con le ombre cinesi.
“La Valchiria” come si sa è noiosissima, un interminabile recitativo, intervallato da lamenti – mai una gioia. Sui dolori degli dei. Un po' come nelle tragedie greche, ma ben noiosi: remoti, incomprensibili, inafferrabili, e per giunta dati per intesi mentre non dicono nulla - p. es. il famoso anelo del Nibelungo. Può avere alluzzato i wagneriani in sala per l’incesto professo di Sieglinde e Siegmund, gli amanti fratelli, che fanno anche un figlio – roba oggi da educande. Ma questo amore non regge vicende tanto assurde quanto complicate (dopo il secondo atto, dopo tre ore, vuoti visibili si sono fatti tra le poltrone). Con poca musica, giusto forse la “cavalcata”, e l’intermezzo di arpe e ottoni. Ma l’interesse stranamente rimane vigile: effetto della (sobria) messinscena, e della sonorità degli interpreti?
Una Roma wagneriana è la sorpresa maggiore. Anche l’Opera quest’anno si inaugura con Wagner, “Lohengrin”.  
R. Wagner, 
La Valchiria, Sala Santa Cecilia, Auditorium Parco della Musica, Roma

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