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martedì 12 febbraio 2008

Se Provenzano è un confidente

Il boss Provenzano confidente dei carabinieri? Si saranno voluti divertire in esclusiva con i “pizzini”, dato che molti li trovano molto divertenti, il genio siculo anzi ne ha fatto un genere letterario. Ma non è fantamafia per chi vive la mafia, ed è il filo della richiesta di giudizio il 4 febbraio per il prefetto Mario Mori, ex generale dei carabinieri, e il colonnello dei carabinieri Mauro Obinu. La richiesta del pm Di Matteo è la seconda o terza in tal senso della Procura di Palermo. La prima accusa, dei pm Ingroia e Prestipino, era contro Mori e il capitano dei carabinieri Sergio De Caprio (“Ultimo”) per la mancata perquisizione il 15 gennaio 1993 del covo dove Riina fu catturato. Per questa accusa c’è stato il rinvio a giudizio, il 18 febbraio 2005, ma derubricando il reato da favoreggiamento aggravato a favoreggiamento semplice, che consente il processo con un solo giudice, senza collegio giudicante. Il 18 gennaio il giudice monocratico ha fissato l’udienza per il 18 luglio, per la quale data il reato sarà prescritto.
Il nuovo procedimento si è aperto sulla accuse del colonnello dei carabinieri Michele Riccio, che aveva apprestato a mezzo dei suoi confidenti la cattura di Provenzano il 31 ottobre 1995. Secondo Riccio, Mori e Obinu non arrestarono Provenzano né allora né dopo, né indagarono i due capi mafi che servivano da collegamento per Provengano, Giovanni Napoli e Niccolò La Barbera. La Procura gli ha creduto e dunque la verità è questa: Provenzano era un confidente migliore di quelli di Riccio, perché ha consentito la cattura di Riina. Per questo motivo il covo di Riina non è stato perquisito, per non trovate tracce che consentissero a Provenzano un’altra dozzina d’anni di aria.

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