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mercoledì 14 ottobre 2009

La fine della sfida Usa a Mosca - e alla Ue?

L’abbandono dello scudo antimissile è l’abbandono netto della strategia antirussa, da parte dell’America, e forse pure di quella anti-Ue. Lo scudo è stato lo strumento principale, ma non il solo, di una politica ventennale degli Stati Uniti contro l’Ue al momento in cui diventava una potenza economica, e contro la Russia che riemergeva come impero nazionale dalla dissoluzione dell’Urss, impero ideologico. Lo ha accompagnato una relazione speciale con alcuni paesi ex satelliti, la Polonia, l’Ucraina, la Repubblica Ceca, la Georgia, e un’azione costante di disturbo della Ue, nei rapporti con l’Est Europa, nell’approvvigionamento di gas, nella stabilizzazione dell’euro. Con un lavoro puntuto di prevenzione di ogni ipotesi di apertura eurorussa, sia politica che meramente economica.
L’azione di disturbo continua sui rapporti economici, e per l’approvvigionamento energetico. Il governo italiano è praticamente costretto da Washington ad adottare un piano di centrali nucleari, mentre ai grandi giornali, “New York Times”, “Wall Street Journal”, “Washington Post”, si fa montare la guardia contro i gasdotti dalla Russia, Blue Stream, Soth Stream, Nord Stream. Ma ciò riguarda ancora l’Europa, e non più la Russia. È finita ogni azione di sabotaggio contro Mosca.
L’apice di questa azione di disturbo fu la Lettere dei Dieci paesi dell’Est in appoggio agli Usa nella guerra all’Iraq. Accompagnata dalla fantasmagorica ipotesi di Nuova Europa, giovane, innovativa, che avrebbe isolato la Germania e la Francia nell’opposizione alla guerra. Mentre era tenuta vigile l’attenzione sui diritti umani nel Caucaso sul Caspio. Ora le molteplici sfide che pone Teheran, e la stessa guerra nell’Arco della crisi, Irak, Afghanistan, Pakistan, hanno suggerito probabilmente il nuovo indirizzo dell’amministrazione Obama. Non specialmente interessata all’Europa, che non vi ha alcun ruolo, ma non ostile. E interessata invece alla Russia.
Un secondo passo atteso è l’ammissione della Russia nella Wto, l’organizzazione del commercio mondiale, dalla quale è stata tenuta pretestuosamente fuori, già ai negoziati che si sono aperti ieri a Ginevra. I motivi per l’apertura a Mosca sono solo evidenti. Obama ne ha bisogno in Iran, per risolvere in qualche modo onorevolmente la questione nucleare. E di più ne ha bisogno in Asia, dall’Afghanistan alla Cina.
È un’evoluzione anche obbligata, perché la Russia di Putin è tornata global player. Con gli stessi trucchi di prima, se sono veri gli avvelenamenti di spie e gli assassini di attivisti civili, non sono cioè invenzioni, in tutto o in parte, della feroce campagna mediatica di Washington e Londra. Ma con uno strumento non contestabile, le fonti di energia invece del sovietismo. Con le forniture di gas e petrolio Mosca ha già creato un’area eurorussa, con Italia, Germania e Francia. E ora si allarga a Oriente, con la Cina.

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