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martedì 7 settembre 2010

Il mondo com'è - 44

astolfo

Cina – Il regime di massimo comunismo: controllo sulle migrazioni interne, controllo delle rivendicazioni salariali, pena di morte per i delitti contro la proprietà. E di massimo capitalismo: orario lungo, lavoro notturno, lavoro, senza igiene, senza aria, quello che una volta si diceva sfruttamento. Con uno sforzo massiccio e decisivo per salvare il “mondo”, il capitalismo, dalla crisi: il capitalismo morente salvato dal comunismo, non è una novità.
Ma, con tante fini del capitalismo, fino alla caduta del Muro, ora che la verità è manifesta nessuno che osi dirla. Nel campo (ex) marxista naturalmente, ma anche in quello liberale: una Trilaterale rediviva ci vorrebbe che rianalizzasse lo stato del capitalismo. Un nuovo Huntington ci troverebbe non più tanto disordine, anzi perfino un eccesso d’ordine – ammesso che per un liberale la pena di morte per un furto sia un eccesso d’ordine. E apprezzerebbe il comunismo meglio dei generali che quarant’anni fa avocava.

Figli – La famiglia è filiocentrica, quella del figlio unico come della figliolanza plurima, dal punto di vista dell’equilibrio affettivo generale, del rapporto di coppia, dell’organizzazione familiare, della spesa. Lo si vede dalla filmografia americana, è così anche in un paese tradizionalista quale è l’Italia. Mentre i genitori continuano a non essere nulla per i figli: non lo erano quando la prima ambizione era di liberarsene, non lo sono ora che volentieri rimangono nel nido.
La famiglia filiocentrica è sbilanciata. Questa concentrazione degli affetti sui figli dentro il nucleo familiare rifletta una doppia delusione, verso una prospettiva di sviluppo (ruolo paterno) e verso l’etica sociale (ruolo materno). Ed è concitata: esaltata, viscerale, eccessiva. E organizzata su un asse sbagliato: l’incertezza generale pesa, senza più dighe o ombrelli, direttamente sui figli (lavoro, casa, reddito) e ne rafforza l’insensibilità generazionale. Tonnellate di affetto che moltiplicano l’insicurezza.

Germania – Pensare che l’hanno riunificata i polacchi!

Un paese di passaggio. Germanico, romano, goto, franco, feudale (principi e vescovi in quantità industriale), prussiano, weimariano (disinibito), hitleriano, renano. Ancora alla ricerca di una radice solida. E la più antica è la più ridicola, quella greco-pelasgica: Heidegger-Nietzsche come Snorri Sturluson, che fa discendere il suo Thor da Ettore.
Non si è reinventata dopo l’hitlerismo. Nel quale ha culminato, lo diceva Nietzsche, l’irresistibile ascesa prussiana-bismarckiana. Liquidando l borgehsia “goethiana” del ’48, tradizion alista e moderna, eticamente e psicologicamente solida, colta. Cioè aperta. La Germania renana e questa sono un pulviscolo piccolo borghese, disorientato e non aggregante – G.Grass ne è epitome. Buona forse, ma amorfa.

Giustizia – Quella politica, alla Borrelli-D’Ambrosio, o alla Castro-Khomeini, è in realtà politicva poliziesca o repressiva. È un uso violento della politica, nulla a che vedere con la giustizia, quale che essa si voglia.

Gramsci – Se ne sa tutto, eccetto che cosa pensasse dei grandi fatti degli anni 1930: il nazismo (e lo stesso fascismo), lo stalinismo e le purghe, la Guerra d’Africa, la rivoluzione spagnola. Autocensura? Non era il tipo. Censura del carcere? Ma passò quasi un anno libero, fra il 1936 e il 1937, malandato ma in continui conversari con Piero Sraffa, uomo di fiducia di Togliatti, e la cognata tatiana, e non è immaginabile che parlassero solo di problemi pratici.

Italiani – Per secoli sono stati caratterizzati per essere anarchicamente umani, e quindi liberi. Da vent’anni sono avidi. Lo sono? O lo sono per i Procuratori della Repubblica, avventurieri d’ogni bordo, e per gli antropologi che hanno perduto la guerra?

Vincono solo negli sport di squadra – in atletica nella difficilissima staffetta. E negli sport individuali vincono solo nelle specialità di fondo – di fatica.

Leggi – Si fanno per dare sicurezza. Ma sono state trasformate in veicolo d’incertezza e paura. Sino nate per regolare la libera iniziativa, he tende alla prepotenza, ma si usano oggi per la schermaglia politica, per scardinare le convenzioni sociali di base, per allargare la sopraffazione. V. le leggi elettorali cambiate a ogni elezione, e perfino a elezione aperte, le innumerevoli leggi sul lavoro, la legge sull’immigrazione, e le applicazioni volutamente distorte della legge da parte dei giudici.

Par condicio – La lottizzazione dell’opinione. Si potrebbe dire geniale, se non fosse fascista: sono ammesse solo le opinioni che hanno il 4 per cento in Parlamento.

Piccolo borghese – È quello che ha un’opinione su tutto, anche sui calzini del vicino di tram, ed è polemico e permaloso, per distinguersi, sottrarsi in qualche modo alla massa ci è destinato. Ma vi s’impiglia, benché senza colpa, non sapendo pensare. L’individualità è un bene da conquistarsi e un’arte, non viene assegnata – non è un diritto.

Polonia – Ha abbattuto il comunismo e dissolto l’Unione Sovietica. Ha riunificato la Germania. Che grande generosità verso le due potenze che hanno tentato di annientarla ancora per metà Novecento.

Prussia – Quando il carattere nazionale, posto che ce ne sia uno, è figlio del caso e della propaganda. Federico II, il padre della Prussia, debutta scappando alla prima battaglia, di fronte a truppe austriache grandemente inferiori per numero. Per poi scoprire, dopo aver vagato nella notte per ottanta miglia, che il suo generale Schwerin alla fine ha vinto. Conclude la guerra ingannando le alleate Inghilterra e Francia con un accordo segreto con Maria Teresa: “Per ingannare gli alleati della Prussia”, scrive lo storico Ritter, “le avanguardie dei due eserciti avrebbero finto delle schermaglie” – Federico il grande è l’Anti-Machiavelli ma nel senso del principe che il fiorentino criticava. Poi ripudia l’accordo con Maria Teresa. Anzi no, fa con lei una pace separata. Tutto questo in pochi mesi. Poi s mette con la Francia contro l’Inghilterra, l’Austria, i principi tedeschi. Il coraggio, la lealtà, l’onore, la fierezza, la durezza?

Rai – Fa il coverage delle notizie come copertura, seppellendo le notizie stesse e la verità sotto la ripetizione e il minutaggio parlamentare. Ma non solo in politica, il suo linguaggio è, vuol essere, insignificante, cioè una copertura del potere in essere, soprastante. Ha inventato la lottizzazione, delle assunzioni e delle carriere, anche minime, e l’ha perfezionata nella “par condicio”, la lottizzazione delle opinioni politiche. Ha impoverito il linguaggio, dapprima la sintassi, ai tempi di Bernabei e Guglielmi, ora il vocabolario, stantio, ripetitivo. Ha imposto l’etica dell’irresponsabilità: sono cattivo perché sono povero, lo Stato non mi dà abbastanza, la colpa è della Fiat, e degli Usa, la mafia sono gli altri. È l’ultimo “bene pubblico”.

Sesso – Non mai stato così diffuso, e inutile. Senza figli (continuità) e senza affetti è pura ripetitività, alla Sade. Una forma di masturbazione.
Non è affermazione ma attenuazione dell’identità – per la ripetitività, che sterilizza. Un succedaneo, Che può anche incidere profondamente, nel senso dell’egoismo, fino alla violenza, o dell’indifferenza, gaia o triste. La licenza di massa, la novità dell’epoca, porterà a una nuova umanità (sensibilità)? Potrebbe aiutare la sterilità “sociale”, di cui la terra sovrappopolata ha bisogno.

astolfo@antiit.eu

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