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domenica 5 dicembre 2010

Ciancimino-De Gennaro, il dito nella piaga

Ha denunziato Gianni De Gennaro e si è trovato immediatamente registrato a colloquio con uno ‘ndranghetista. La coincidenza è solo figurativa, le due cose sono avvenute in tempi diversi, ma paradossalmente Ciancimino figlio è per una volta attendibile quando sbaglia clamorosamente, illudendosi di poter attaccare l’ex capo della Polizia De Gennaro, attuale coordinatore dei servizi segreti, e trattando affari riservati con un mafioso a lui sconosciuto. Attendibile, nel senso che si conferma chi è e che gioco fa.
L’incidente conferma un’evidenza che si fatica a non riconoscere: Ciancimino è protetto-controllato dai servizi segreti. Le sue “gite fuori porta” a Modena e Parigi sono troppo ordinarie o normali per poter essere uno strappo alle regole della residenza sorvegliata e della protezione dei testimoni. O un colpo di testa, non per uno furbissimo cole lui: se va a Modena a trattare compravendite di titoli con uno ‘ndranghetista, lo fa perché è certo dell’impunità. Solo resta da sapere da quali gruppi di servizi è controllato, e a quali fini. I servizi segreti escono da una lotta furibonda, contro il comandante del controspionaggio, il Generale Pollari, e i suoi due o tre collaboratori diretti. Un generale di finanza, un corpo estraneo nominato per riportare le spie alla legge. De Gennaro avrebbe dovuto tentare la stessa pulizia con più carte, da ex capo della Polizia. Ma non tutto è chiaro, né nella pulizia, né negli schieramenti: siamo sempre il paese dei dossier, e dell’inciucio permanente fra giornalisti e servizi.
La sequenza degli eventi presenta comunque coincidenze esplicito. Cianciimino jr., collaboratore accreditato di molti Procuratori, e protagonista dei loro processi, benché non pentito, è sorvegliato: i procuratori della Repubblica che lo usano si creano anche gli strumenti per tenerlo in riga. Lo ‘ndranghetista di Modena cui Ciancimino si rivolge è conosciuto e controllato, se non è un informatore - i mafiosi non latitanti a piede libero in genere lo sono. I Piromalli di Gioia Tauro, cui questo ‘ndranghetista è ricondotto, sono da alcuni anni scomparsi dalle cronache. Si sa, si scrive, che controllano Gioia Tauro. Dove anche il caffè al bar, in piedi, sa di pizzo. Ma, mentre si fanno arresti a diecine ogni giorno tutt’attorno, anche a dieci-cinque km. da Gioia Tauro, nella cittadina niente: tutto vi è in ordine. Sono i Piromalli confidenti? In cambio del pizzo libero? Non è bene cercare una ragione nelle cose di mafia, ma non è bene neanche far finta di nulla.
Più inquietante è la vera concatenazione degli eventi: Ciancimino accusa De Gennaro quando sa che i suoi contatti con la ‘ndrangheta verranno resi pubblici. Lo accusa all’improvviso e su dati errati, come a dare un avvertimento, ma questo è ininfluente. Ciò che in questa vicenda deve preoccupare è che Ciancimino jr. è sempre stato controllato. E che solo ora viene sbugiardato, dopo avergli consentito di girare due o tre tribunali e d’infangare due o tre governi, oltre ai soliti Berlusconi e Dell’Utri.

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