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sabato 11 dicembre 2010

Emma al capolinea a marzo

Marcegaglia che coalizza i piccoli della Confindustria attorno alla Fiat non sembrerebbe possibile, e invece è quello che sta avvenendo. Al costo perfino di mettere a repentaglio la sua ricandidatura a un secondo mandato. Quello attuale scade nel 2012, ma le candidature partono a marzo-aprile e per quella data dovrà affrettarsi a riguadagnare molte posizioni fra gli associati di Federmeccanica. Rischia una assemblea deserta o protestaria a maggio, e un anno di presidenza senza autorevolezza. Non sono piaciute nel comparto automotive, il più grosso di Federmeccanica, e a molti soggetti di altri comparti di Federmeccanica in Piemonte e nel Veneto, le difficoltà frapposte dalla presidente di Confindustria alla Fiat e a Marchionne per flessibilizzare la produzione a Mirafiori.
La richiesta di Marchionne, di portare da 40 a 120 il tetto annuale alle ore di straordinario, non è ritenuta incompatibile con la protezione sindacale del lavoro, solo adeguata alla flessibilità già accettata dai sindacati sui mercati esteri, in Germania e negli Usa. Con la certezza, naturalmente, che un eventuale referendum sarebbe avallato dai lavoratori a larga maggioranza. Inoltre, non è piaciuto che la presidente di Confindustria si sia defilata al momento in cui la Fiom-Cgil rompeva le trattative a Mirafiori, dietro imprecisati impegni americani, per far mancare alla Fiat il suo appoggio. Viene infine accantonata sprezzantemente la ragione che la presidenza della Confidustria adduce alla sua semi-latitanza: l’opposizione di Federmeccanica a un contratto specifico per il settore auto, come se la sua accentuata internazionalizzazione non lo giustificasse. La ragione vera del mancato intervento di Emma Marcegaglia è vista nelle sue ambizioni politiche con l’opposizione di Casini, e ora di Fini – che per i “piccoli” è fumo negli occhi. Marchionne invece viene assolto, malgrado la mossa di sospendersi dalla Confindustria sembri eccessiva, forse ideologica. In realtà sarebbe obbligata: l’investimento a Mirafiori sarà congiunto, Fiat-Chrysler, e Chrysler è tornata in bonis dimezzando il costo del lavoro, che ora è di un 20 per cento più basso a Detroit che a Torino.

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