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martedì 31 maggio 2011

La Germania rilancia il gas e la Russia

Per il gas. E per la Russia. La rinuncia tedesca, del governo di Angela Merkel d’accordo con le opposizioni socialdemocratica e verde, al nucleare entro dieci anni raddoppierà il consumo di gas naturale e le importazioni dalla Russia. Il conto è stato subito fatto all’Eni, che sul gas e sulla Russia ha puntato da tempo, e alle tedesche Ruhrgas e Basf-Wintershall. Per alimentare 20 Gigawatt di potenza in dieci anni non c’è ricorso possibile alle fonti cosiddette rinnovabili – in realtà a forte consumo di materiali e di risorse naturali (terra, acqua) – ma solo al gas naturale. Che è pronto ad arrivare, dalla Russia. A fine anno sarà pronto il gasdotto Nord Stream, dalla Russia alla Germania via Baltico, che un anno dopo avrà una capacità di trasporto di 55 miliardi di mc. di gas. Più di tutto il gas che la Germania già importa. Di proprietà della russa Gazprom, e di Ruhrgas, Basf-Wintershall, del gigante francese Gdf-Suez e dell’olandese Gasunie.
L’abbandono del nucleare in Germania non è di oggi. Il governo socialista-verde del cancelliere Schröder l‘aveva annunciato nel 2000, e dopo qualche mese tradotto in legge: prevedeva l’uscita dal nucleare entro il 2020. La cancelliera Merkel, costituendo il suo nuovo governo con i liberali, ha sospeso il 25 gennaio dell’anno scorso quella decisione. Ora l’ha confermata, limitandosi a far slittare la chiusura di diciotto mesi, quanto è durata la sospensione, al 2022.
Nessun dubbio che la cancellazione del nucleare significa un ricorso accresciuto al gas: si tratta di alimentare il 27 per cento dell’energia elettrica consumata, e non c’è altra fonte di energia. Le cosiddette rinnovabili non potrebbero sopperire nemmeno tra mezzo secolo ad alimentare tale potenza. Oggi ci vorrebbero mille ettari di pannelli fotovoltaici per 1.000 MW (un ventesimo del totale), ammesso che la Cina possa e voglia produrre gli inquinanti pannelli in massa a basso costo. E comunque l’energia da fonti rinnovabili ha un costo tale da mettere fuori mercato l’industria manifatturiera tedesca, a meno d’incentivi pubblici. Che però in quelle dimensioni e a quel fine, non più di ricerca e innovazione, sarebbero illegali, ai termini della concorrenza europea.
Nessun dubbio che il gas sarà russo. Anche se la Germania accusa già una sorta di dipendenza dalla Russia, importandone per il 42 per cento del fabbisogno (l’Italia è al 28 per cento). Anche la Germania si porrà nella situazione dei paesi dell’Est europeo, che dipendono dalla Russia per oltre il 50 per cento del gas consumato. A questo ha lavorato lo stesso cancelliere socialista Schröder una volta fuori dal governo, in qualità di consulente di Gazprom, il gigante russo del gas. Il progetto alternativo alla Russia, denominato Nabucco, è infatti sempre in ritardo. Dopo dieci anni di preparativi. E benché sponsorizzato dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti in funzione dichiaratamente antirussa, per ridurre la dipendenza dal gas russo. Il progetto è ufficialmente pronto da due anni, approvato dai governi e dai parlamenti dei paesi interessati, Turchia, Romania, Repubblica Ceca, Austria, e finanziato. Per l’importazione di 25-30 miliardi di metri cubi di gas l’anno. Che però non si trovano: in principio il gas dovrebbe venire dall’Iraq, l’Azerbaigian, il Turkmenistan e, dopo la “primavera”, dall’Egitto.

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