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giovedì 25 aprile 2013

Il libro dell’amore di Karl Marx

Marx non era unidimensionale, come il marxismo lo ha solidificato. Ebbe una figlia, si suppone fondatamente, o un figlio, pure dalla serva di casa. E nei frequenti spostamenti non mancava di notare le belle signorine. Senza perdere la stima della moglie, con la quale ebbero rapporti sempre vivaci. Questo Marx privato già alla prima uscita della compilazione, nel 1979 presso Savelli, al tempo del “privato è politico”, aveva suscitato un divertito scandalo.
Jenny von Westphalen, donna bellissima, di nobile famiglia, di quattro anni maggiore di Marx, gli fece sei figli e gli fu sempre accanto, in una vita difficilissima, tra continue migrazioni e senza un reddito certo né sufficiente. Rendendogliela anche molto vivibile, seppure con poco, per l’energia e l’abilità insuperabile di farsi bastare il niente. Dovendo peraltro sorbirsi, lo dice nelle sue lettere senza risentimento, ideologi e filosofastri che profittavano della povera ospitalità di casa Marx per teorizzarle in camera da letto l’odiosità del matrimonio.
Il Moro, come Marx veniva chiamato in casa, non era da meno, sebbene incline alle fantasie. Di passaggio a Treviri, la loro città, durante il lungo esilio, Karl così scriveva a Jenny il 15 dicembre 1863: “Tutti i giorni sono andato in pellegrinaggio alla vecchia casa dei Westphalen (nella Römerstrasse), che mi ha interessato più di tutte le antichità romane, perché m ha ricordato l’epoca più felice della mia giovinezza, custodendo il mio più grande tesoro. Inoltre non passa giorno senza che da destra e da sinistra non mi chiedano notizie della quondam «fanciulla più bella di Treviri» e della «regina di ballo»”. Che magari non è vero, e anzi senza’altro non lo è, nessuno parlava con un pregiudicato politico, ma era un bel pensiero di Marx per Jenny a cinquant’anni. E per Marx stesso: “Per un marito è una cosa maledettamente gradevole che sua moglie continui a vivere nella fantasia di una città intera come una «principessa incantata» - quanto a lui, è vero, a Treviri era noto come “l’uomo più brutto della città”.
Karl e Jenny, che si conoscevano da bambini, si fidanzarono segretamente nell’estate del 1836, al ritorno di Karl a Treviri dall’università di Bonn. Karl lo confidò al padre Heinrich, col quale aveva molta confidenza, che spaventato lo spedì a studiare lontano, a Berlino, “centro di ogni cultura e di ogni verità”. Jenny non si perdette d’animo: cominciò a preparare i suoi nobili genitori alla cosa, e riuscì anche, per il tramite della sorella di Karl, Sophie, a convincere il fidanzato segreto a farsi avanti con loro. Un anno dopo, il fidanzamento fu ufficiale, secondo le regole.
Fu il suocero, Johann Ludwig von Westphalen, secondo Karl, a indirizzarlo verso il socialismo, facendogli conoscere nell’adolescenza le opere di Saint-Simon. I genitori dei due fidanzati erano molto amici, e Karl era di casa dai Westphalen. Il padre di Jenny, forte in letteratura, in grado di leggere Omero e Shakespeare in lingua originale, era consigliere segreto di governo a Treviri, un alto funzionario.
Per Jenny, nell’anno del loro fidanzamento segreto, 1836, Karl scrisse tre quaderni di poesie, un “Libro dei canti” e due “Libro dell’amore”, Buch der Liebe. Che l’affettuoso padre Heinrich giudicò severamente: “Mi addolorerei di vederti esordire come un misero poetucolo”. Marx era ancora incline alla poesia. Nel 1837 continuò a mandare a Jenny poesie sparse. Successivamente si limiterà a copiare e adattare, sempre per Jenny, alcune ballate popolari. Nel 1841 due sue poesie, degli album precedenti, riscritte, vengono pubblicate in un giornale letterario. Ma Karl ha già lasciato la poesia per la filosofia.
Karl Marx, Ti amo Jenny. Lettere di amore e di amicizia, ShaKe, pp. 215 € 10

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