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mercoledì 17 luglio 2013

Un colpo all’Eni, con ricattino al governo neonato

È guerra dura in Kazakistan. Dove l’Eni ha avuto la fortuna di dirigere il consorzio che ha trovato tanto petrolio, con la Shell partner silente. È guerra di Londra contro Roma, per i ricchi affari, presenti e futuri, di Nazarbayev, l’uomo del destino del Kazakistan, che a Londra intrattiene una ricca rete di relazioni pubbliche, con ganci anche nei servizi britannici. Ben più efficiente di quella che mantiene in Italia - con Romano Prodi, è tutto dire. Il premier inglese Cameron aveva fatto condannare Ablyazov marito a un paio d’anni, chiedendogli indietro due o tre miliardi per conto di Nazarbayev, e il giorno in cui l’Italia si strappava i capelli per l’espulsione della signora Ablyazov era in Kazakistan a raccogliere i frutti del benfatto.
La vicenda è tutta qui, La sanno tutti, e quindi è impensabile che non la sapessero i tre o quattro capi di gabinetto che hanno estradato la signora Ablyazov. È una gara tra l’Italia e la Gran Bretagna per i favori di Nazarbayev. A cui l’Italia accede, si può dire, con colpe minori: ha solo espulso la signora, non l’ha carcerata né le chiede miliardi. Ma l’Italia perde sempre la battaglia dell’informazione: nessun giornale britannico avrebbe dato eco alla denuncia di una Amnesty italiana della carcerazione di Ablyazov marito. L’inverso invece è successo, succede normalmente, in Italia.
L’espulsione era venuta alle cronache, su “Oggi”, a fine maggio. Ma è diventata uno scandalo quando Cameron doveva recarsi in visita da Nazarbayev – “gli italiani sono inattendibili” è il messaggio, non surrettizio, meglio gli inglesi. Anche considerando che Ablyazov è sicuramente più criminale che oppositore politico, come tutti i gerarchi dell’ex impero sovietico. C’è pure un aspetto interno: la signora Ablyazov è stata espulsa tra il 27 e il 29 maggio. E dunque è una delle trappole tese al governo, fresco di giuramento, a tre settimane dal passaggio delle consegne: i grandi burocrati sono soliti uncinare i nuovi ministri con uno o due ricattini, roba non detta, detta male, detta tra mille altre. Ma il fatto è internazionale.
Robetta, sgambetti tra Grandi Signori della Signora Europa a spese di un’informazione barbina – forse i confidenti, che in ogni redazione ci sono, sono pagati, ma poco. Il contorno di Berlusconi (Sardegna, il compagno Zappadu, i sottomarini atomici…) è anch’esso da servizi segreti. La ciliegina è lo scandalo azionato tramite la Lega, a difesa di una kazaka, una “negra”. Questa è proprio da servizi segreti, gli spioni più che altro si divertono.
Anche il danno non è grave: gli inglesi ci hanno portati, sempre tramite i giornali, a fare una guerra vera, con gli aerei, le bombe e tutto, a Gheddafi nel nome della democrazia in Libia. Cioè ad abbattere un regime che privilegiava l’Italia a favore di uno che invece guarda a Londra e Washington. È la conferma che l’Italia se la passa male, se la bastona, oltre alla Germania, anche l’Inghilterra – ebbe da ridere perfino l’incredibile Sarkozy.

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