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venerdì 10 maggio 2019

L’Italia è già fuori dell'Europa

Si va al voto europeo tra due settimane con un dibattito consistente su una nuova fondazione dell’Unione. Un terzo passaggio dopo la caduta del Muro: dopo il decennio dell’euro, il decennio dell’allargamento a Est – un quarto passaggio, considerando il decennio ultimo della crisi anch’esso un modo d’essere dell’Unione, benché non fortunato.
Discutono i candidati alla presidenza delal Commissione, alla testa dei partiti e dei raggruppamenti europei. Francia e Germania hanno firmato un trattato per il rilancio, il trattato di Aquisgrana. Si delinea un riassestamento del rapporto con gli Stati Uniti. Perfino il Rassemblement National francese di Marine Le Pen si dà carico di una visione dell’Europa prossima futura – con un documentato-manifesto di 75 pagine sul rilancio del’ Europa delle nazioni, vecchio artificio di De Gaulle per evitare il rifiuto di un’Europa federata e federale, le difficoltà dell’ultimo decennio imputando non più all’euro, moneta ora accettata, ma alla struttura istituzionale.
Si rispolvera per l’Europa un “momento machiavelliano”. Cioè di un nuovo assetto, di reazione-adeguamento alla mutate condizioni mondiali. Il temine è stato coniato, nel 1975, dallo storico neozelandese John Pocock per l’Italia del Rinascimento - e per l’Inghilterra della guerra civile, per gli Stati Uniti fino ala guerra civile – quando un seguito di eventi eccezionali e irrazionali, incontrollati, posero la necessità di difendersi attaccando, affermando nuove forme di sovranità. Viene riproposto da uno storico olandese, Luuk van Middelaaar, e da Thomas Gomart, il direttore dellIstituto Francese di Relazioni Internazionale, in una diagnosi che l’“Economist” fa propria: “L’Unione ha riscoperto il senso di una missione”.
S’impone la formula macroniana dell’“Europa che protegge”. Un primo passo è stato il voto al Parlamento di Strasburgo per una vera guardia di frontiera e costiera europea.: si va a dotare l’agenzia Frontex di un corpo di polizia permanente. Nello stesso senso si discute di rivedere il rapporto con gli Stati Uniti. Per una deriva dell’atlantismo già avviata prima di Trump e l’America first, non caratteriale cioè, non momentanea. Senza rinunciare all’atlantismo e al rapporto privilegiato con gli Usa: l’Occidente è una concezione politica cui nessuno nel dibattito vuole rinunciare. Una Europa sulle proprie gambe, ma con gli Usa.
L’Occidente è concetto irrinunciabile specie in Germania. Sia a destra che a sinistra. La  Germaia vuole consolidare la sua “marcia verso l’Occidente”, che l’ha resa così prospera in questo dopoguerra. Sconfiggendo perfino il Grande Nemico a Oriente, il comunismo e il mondo slavo. 
L’Italia si segnala in questo dibattito per esserne totalmente fuori. Non solo nel governo e nelle istituzioni, tolta la presidenza della Repubblica. Ma anche nei media e nella pubblicistica. 

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