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giovedì 9 maggio 2019

L'avventura della lettura


Praticante e teorico del romanzo d’intreccio, in saggi e memorie, Stevenson è uno degli scrittori che sempre si ristampano, anche ora che come scrittore d’avventure non è più in domanda: da critico letterario quale era nato alla scrittura. Ha qui anche una “Chiacchierata sul romanzo” ancora utile, malgrado le tantissime chiacchiere successive. E ricordi di giovinezza, i familiari,  gli amici, i cani, Dumas. Uomo aperto per natura alla serendipity, di ogni occorrenza facendo lieta scoperta, anche se con riserva critica.
Una folta scelta di saggi letterari è stata collazionata e pubblicata da Almansi con Sellerio nel 1987 – a cent’anni da questo “Memorie e ritratti – col titolo “L’isola del romanzo”. Una raccolta di testi  robusti, su Whitman, V. Hugo (il “romance”), Poe. Altri saggi, estesi, non tradotti, Stevenson ha pubblicato su Robert Burns, Thoreau, Villon, Yoshida-Torajiro,Charles d’Orléans, John Knox et al.. Questa raccolta, messa assieme dallo stesso Stevenson nel 1887, assortisce la passione critica con memorie e impressioni di cose e persone.
Stevenson è uno stakhanovista delle lettere – “Il sentimento fondamentale nella scrittura di Robert Louis Stevenson è l’entusiasmo”, era l’attacco di Almansi. Gli piace raccontare, e spiegarsi-spiegare l’arte del racconto. Allo stesso modo. Non proprio come “L’isola del tesoro” ma quasi: anche i saggi e i ricordi sono “d’intreccio”, come i racconti.
Si ripubblica l’edizione Bompiani 1947, curata da Arnaldo Frateili e tradotta da Flaminia Cecchi – con al copertina, allora, di De Pisis.
Robert Louis Stevenson, Memorie e ritratti, Elliot, pp. 156 € 17,50

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