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domenica 5 maggio 2019

Il totalitarismo è social


“I soggetti ideali del dominio totalitario non sono il nazista convinto o il comunista convinto, ma quelli per cui la distinzione tra il fatto e la finzione (cioè la realtà dell’esperienza) e la distinzione tra vero e falso (cioè i modi del pensiero) non esistono più” – Hannah Arendt, “Le Origini del totalitarismo”, 1951, parte 3. “Totalitarismo”, cap. 13, § 3.
Il totalitarismo “si basa sull’isolamento, sull’esperienza di non appartenere affatto al mondo, che è tra le esperienze più radicali e disperate dell’uomo” – id.
Pensato e scritto in rapporto al terrorismo, al cap. ultimo del trattato sul totalitarismo, “Ideologia e terrore”, non si social – ancora non esistevano, ma Arendt anticipava “The Circle”, il mondo totalmente trasparente, e perciò indifeso. La dittatura moderna, post-Hitler, post-Stalin, è blanda: convincente sempre, ma con la vaselina e non l’olio di ricino. 
Attraverso i media, H.Arendt argomentava nello stesso luogo, i totalitarismi “possono diffondere la loro propaganda in forme più miti, più rispettabili, finché l’intera atmosfera è impregnata di elementi totalitari che sono difficilmente riconoscibili come tali, anzi sembrano essere reazioni o opinioni politiche normali”.  

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