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martedì 14 aprile 2020

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (422)

Giuseppe Leuzzi
Due capodogli a spasso nello stretto di Messina, ripresi scenograficamente da drone o elicottero della Marina, vanno forte su youtube ma non sui tg, della Rai né di altre testate. Che pure, volendo illustrare come i pesci si sono reimpadroniti dei mari, non hanno altre immagini che di archivio. Se non è mafia, il Sud non c’è.

 “Case di riposo, strage da Nord a Sud”. A ridosso dello scandalo ennesimo del Pio Albergo Trivulzio di Milano, con una  mezza dozzina di anziani morti ogni giorno, il “Corriere della sera” schiera una mezza dozzina di firme per documentare la strage da Nord a Sud. Cioè duemila morti nelle Rsa della sola Lombardia, contro un centinaio in tutto il Sud. Il lutto condiviso sembrerebbe un’ottima idea, ma di fatto è solo una forma di leghismo, aggressivo.

Jean-Noel Schifano, “Le corps de Naples”, ha una galleria di donne tutte sensuali e sensualissime, amiche, passanti, fidanzate, mogli, vedove, vittime, assassine. 
È da un po’ che non si sentono gli Stella della “donna del Sud”, rischiamo l’anemia.

Il governo olandese si è opposto al prestito anticoronavirus europeo col giusto argomento: “Non vogliamo pagare i debiti degli altri”. Ma lo dice mentre attira molte aziende, anche italiane, a domiciliarsi  in Olanda, con l’esenzione fiscale. Altrove sarebbe mafia (banditismo), ma in Olanda non c’è.

A me soldi, signorino?
 “Die Welt” ha fatto scandalo perché ha intimato alla cancelliera  Merkel cautela nella disposizione degli aiuti europei contro la crisi, per evitare che in Italia i fondi vadano alle mafie. Ma perché lo scandalo? Il quotidiano liberale (di destra) tedesco ha scritto quello che “la Repubblica” già aveva scritto. E dopo lo scandalo il “Corriere della sera” e “Il Sole 24 Ore” con maggiore evidenza, grafica e di toni, scriveranno. A opera di gente del Sud: Saviano su “la Repubblica”, i giudici Greco e Melillo sul “Corriere della sera”, un’ampia pagina, il giudice Gratteri su “la Repubblica” e su “Il Sole 24 Ore”. I napoletani Saviano e Greco, il foggiano Melillo, il calabrese Gratteri.
Si direbbe che non c’è malaffare nel resto d’Italia, anche se qualche reato si manifesta, anche nelle ricostruzioni. Ma il Sud è generoso, autodenunciandosi fa un’opera buona all’Italia, che sempre ne ha bisogno.
E poi, i soldi puzzano, non lo dice il papa Francesco? Lo diceva già una vecchia raccoglitrice di olive, che alla paga settimanale veniva fatta passare per prima, non per l’età, per stemperare nell’ilarità la fatica della settimana. Finiti infatti i conteggi, che lei interpretava come convenevoli, al momento del pagamento immancabilmente si scandalizzava - come da attese: “A me soldi, signorino?”. Ora, la Merkel non è un signorino, ma perché scandalizzarsi?

Lombardi di governo e di opposizione
Si litiga sul “Corriere della sera” sulle misure da prendere in sede europea contro la pandemia. Monti contro Salvini, Berlusconi, Tremonti. Tipico lombardo. Ma Monti, Tremonti, Berlusconi, Salvini e lo stesso “Corriere della sera” sono tutti lombardi. Lombardia di governo e di opposizione, non si sfugge.
Si litiga con asprezza. Cioè, il Corriere della sera” e Monti attaccano con asprezza Berlusconi e Tremonti.Con ingratitudine. L’attacco a Salvini si può capire, è una presa di posizione politica, ma a Berlusconi e Tremonti, che sono fuori scena? Ai quali Monti deve i dieci anni di Commissario Ue a Bruxelles, sui quali ha costruito la sua fama di statista. E anche il voto quasi unanime al suo governo.
Curiosamente, ma non a Milano, Monti trascura nell’attacco il fatto che anche lui seguì con zelo e favore la costituzione del Mes, il fondo europeo salva-Stati – l’attacco del “Corriere della sera” è a Berlusconi e Tremonti in quanto artefici del Mes, tra il 2010 e il 2011. Lo seguì personalmente, da presidente del consiglio e ministro del Tesoro. Curiosamente, perché la memoria del senatore è troppo corta – si tratta di nemmeno dieci anni fa. Ma a Milano
nessuno ricorda, è il dono dell’età felice dell’infanzia, la rimozione.
Non è questione di galateo – capita che ci siano dei maleducati (e poi il professore senatore Monti non è l’esempio vivente dell’etichetta dei “buoni-e-belli” della nazione?). È proprio un modo di essere. Non c’è scandalo, e anzi si reputa veramente degno e giusto, equo e salutare, come a messa.
Il Mes, meccanismo europeo di stabilità, è in realtà opera di Monti. È stato varato a ottobre del 2012, quando Monti era a capo del governo e del Tesoro da undici mesi. L’idea era nata nel corso del 2011 per migliorare il Fondo europeo salva-Stati, messo su in fretta nell’estate del 2010 per fronteggiare la crisi del debito pubblico.
  
Il Sud si vuole untore
Solo il 9 per cento dei nuovi casi di coronavirus si sviluppa al Sud: la non mobilità e il distanziamento hanno funzionato. I contagi totali sono contenuti: al Sud, 21 milioni di persone, compresi quelli che vi si sono precipitati all’inizio dell’epidemia, sono appena l’8,8 per cento del totale nazionale. Contenuti anche i decessi: il 7,6 per cento del totale nazionale. Con tasso di letalità, il numero dei decessi fra i contagiati, dell’11,3 per cento, contro il 13,1 nazionale – il 18,4 in Lombardia.
Il sistema sanitario sta reggendo al Sud. La Lombardia, 10 milioni di persone, ha avuto il 52 per cento di tutti i decessi. Ci sono finora meno morti in tutto il Sud che a Milano. Meno morti in tutto il Sud che nelle case di riposo lombarde. La metà dei decessi in Calabria, due milioni di abitanti, più i non residenti discesi per l’occasione, rispetto a due case di riposo milanesi, “Trivulzio” e “Don Gnocchi”.
Il Sud ha tenuto nella pandemia. Si pensava una catastrofe e invece contagi e decessi sono in numero minimo. Uno scampolo di fiducia? Una ripartenza? Neanche a dirlo. Non c’è stato di grazia possibile per il Sud: inflessibili giudici lo hanno riportato al suo posto, contrabbandiere della pandemia, se non untore. Imponendo nei quotidiani altolocati, “Corriere della sera”, “la Repubblica”, “Il Sole 24 Ore”, e nei tg le mafie.
Stava scappando scritto “le loro mafie”... Le mafie non sono dei giudici, è ovvio. Sono organizzazioni criminali. Che però si assumerebbe siano vigilate e contrastate sempre, in base alle leggi, non solo dopo le disgrazie, in vista delle ricostruzioni.
Questo intervento massiccio dei giudici vuole dire che le mafie sono specialmente pericolose nelle  pandemie? No. Né, certamente, vuole dire che i giudici antimafia vogliono essere protagonisti – non della pandemia, non ha senso. E tuttavia così avviene.

Napoli
Nella pandemia ha una sorta di dieci in condotta. La Campania, 6 milioni di persone, un decimo della popolazione nazionale, registra il 2,3 per cento dei contagi. Con l’1,2 per cento dei decessi. È stata ligia alle regole anticontagio. E ha un buon sistema sanitario – ha anche un basso tasso di letalità, lo 0,7 per cento. Ma non fa testo. E anzi si fa macchietta di De Luca, il presidente della regione che ha ben governato la pandemia. Napoli non può essere altro che macchietta. 

Non ha mai ammesso l’Inquisizione - e quando don Pedro de Toledo, il viceré immortalato dalla via che fece aprire, provò a imporla, il nobile Annibale Bozzuto, futuro cardinale, chiamò alla rivolta popolare, nelle tre giornate del luglio 1547.
Non ha mai avuto neanche il ghetto, come invece Venezia, Roma, Firenze,Torino.
Almeno in questo, i Borboni furono meglio. E sapevano ricostruire dopo i terremoti.

Solo a Napoli Ariosto trovò una pensione soddisfacente, dal marchese di Vasto Alfonso d’Avalos. Dopo una vita impecuniosa alle dipendenze del cardinale Ippolito d’Este, e di suo fratello Alfonso duca d’Este.

È la patria di Croce, Filangieri, Genovesi, Vico, l’abate Galiani. Di Campanella, perché no, di De Santis, dei tanti musicisti, da Cimarosa a De Simone. Ora vive giusto di Maradona, nella memoria di.

È – astraendo dalla violenza in agguato, con cui si vuole connotare – New York e Singapore, San Paolo e Calcutta, San Francisco e Chicago, Amburgo e Lagos (senza il traffico). Industriosa e indolente. Operosa e imprevidente. Fabbrica tutto, nuovo e nuovissimo, all’istante, e non accumula. Prodiga e avara. Canta e piange. Amabile e violenta. Era la porta dell’Europa per l’Oriente, non è più nulla. Il lusso ostensivo accompagnava agli stracci, ora il lusso non c’è più.

Era la capitale del Sud. Dell’ospitalità. Del buonumore. Della disinvoltura. Dell’eleganza – dell’aplomb. Non è più niente.

In realtà è molto di più di quanto era prima, di quanto è sempre stata – a parte, certo, la corte, la committenza artistica, e il genio musicale non disperso nel “melodico”. Ma non fa testo: è come se Napoli non esistesse, a parte gli scippi, e le sparatorie.

Secondo le statistiche, non c’è a Napoli più delinquenza  minorile che in altre metropoli – o in rapporto alla popolazione. Ma Napoli se ne fa un primato, anche questo naturalmente negativo, con le “paranze” dei bambini.

Biagio De Giovanni, il più illustre scrittore d Napoli oggi, simpatico, non ha altro tema che Maradona e il Napoli. Anche Sorrentino nelle serie del papa, ha il cardinale super in tutto, l’acume e la compassione, che convive con Maradona. Per celia? Ma non c’è altro.

“Il legame sentimentale con il passato prepara e aiuta l’intelligenza storica”,scriveva Benedetto Croce presentando le sue “Storie e leggende napoletane”, “condizione di ogni vero avanzamento civile, e soprattutto assai ingentilisce gli animi”. Si direbbe che Napoli ha perduto l’intelligenza storica – l’ha ridotta all’economia stenta, brutta, del vicolo, e al neo-melodico, con Maradona, certo.

Croce aveva voluto come abitazione palazzo Filomarino a Spaccanapoli, quanto di più lontano dai suoi interessi e la sua psicologia, perché ci aveva vissuto Giambattista Vico. Quanto di più assente oggi a Napoli – Vico, vico?

Straordinarie storie napoletane sono in Croce, per numero e qualità, quelle di donne. Tutte di temperamento, e di qualità. Non di strada: nobili e educate. La “donna del Sud”?

Lo scrittore Jean-Noël Schifano, cittadino onorario, che di Napoli e su Napoli ha almeno quattro o cinque raccolte di racconti, ne difende a spada tratta l’onorabilità, contro i Savoia, Cavour e Garibaldi – si cui gli piace ricordare il nome originario, Garibaldo, che tanto fa “ribaldo”. E ne presagisce la riscossa: “Fra 50 anni Salerno e Caserta saranno unite da un solo territorio urbano, sarà cosa favolosa. Volevano ridurre Napoli a una città bonsai, invece ne hanno fatto una pantagruelica”.

È il sogno che Dostoevskij fa fare al principe Myskin ne “L’idiota”. Della bellezza, di “una nuova vita, mille volte più intensa e più rumorosa che da noi”: “Continuo a sognare una città grande come Napoli, in cui ci fossero palazzi, rumore, frastuono, vita”.

Pregiudizialmente anti-unitario, Schifano ha però un atout nel detto “’lent e’ Cavour”: “le lenti d Cavour” sono a Napoli le manette.

leuzzi@antiit.eu

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