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venerdì 17 aprile 2020

Candido tra gli animali

Lo sciopero dei galli apre la raccolta. Contro le kapures, l’espiazione dei peccati col sacrificio di un gallo per l’uomo e di una gallina per la donna, alla vigilia dello Yom Kippur, la festa ebraica dell’espiazione. Segue la vita di una copia di giovani, protetti e bene ingrassati, per la Pasqua: sono tacchini.
Nei villaggi ebraici tra Ucraina e Russia, tra un pogrom e laltro, la vita condannata degli animali domestici, polli, tacchini, cani, pesci. Storie paradossali, spiritose, comunque vivaci. Così almeno in traduzione, che vede impegnati ben due traduttori, Franco Brezza e Haim Burstin, insieme con la curatrice Anna Linda Callow – Sholem Rabinovitch, in arte Aleykhem, 1859-916, ebreo ucraino emihrato a New York, scrive in ebraico. Storie umoristiche, e penose. Di animali maltrattati, oppure trattati bene ma allora per la macellazione.
“Un verme che viva nel rafano pensa che non ci sia nulla di più dolce”, è la riflessione di filosofia della storia, degli uomini e degli animali, del cane “Candido” Rabtshik che non si capacita delle sue disgrazie, ogni volta, contro le migliori attese. Vite da cani, o da galline. Vite indifese, e quindi troncate, a piacimento. Contro il precetto biblico, il narratore insiste a ogni piega, che impone “pietà per gli esseri viventi”.
Sholem Aleykhem, pseudonimo – “la pace sia con te” – per Rabinovitch, è il narratore della vita nei villaggi ebraici orientali prima di Joseph Roth: una vita povera, e anche perseguitata, ma non infelice. Scrittore in russo e ebraico, prima di passare allo yiddisch, di cui diventerà per quarant’anni il campione, tra Kiev e Odessa, gli ultimi anni tra America e Svizzera, fino alla morte nel 1915. Cominciò a quindici anni, raccogliendo gli epiteti usati dalla matrigna.
Sholem Aleykhem, Storie di uomini e animali, Adelphi, pp.115 € 9

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