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mercoledì 13 dicembre 2023

Il futuro digitale è vecchio

La generazione dei quaranta-cinquantenni è precaria – lo era dieci anni fa, quando il libro fu scritto.  Non ha fatto nessuna rivoluzione, e ormai non può più farla, già cinquanta-sessantenne. Non ha potuto fare, o cullarsi di fare, una rivoluzione politica – la rivoluzione che si è imposta è controrivoluzionaria, quella del mercato. Ed è stata presa a mezzo dalla rivoluzione digitale, senza potersene impadronire.
Tre curiosi saggi. Di ordinario pessimismo. E di mitologemi, molto artefatti, della rivoluzione per esempio, ora “digitale”. Concepiti forse unitariamente ma virati all’impronta. Spaziando su ogni occorrenza: l’identità, lo ius soli e lo ius sanguinis; l’11 settembre; l’urbanistica – la “riprogettazione di Roma sotto il fascismo”, gli sventramenti “ideologici dei regimi comunisti”; le periferie sanificate dalla Repubblica  “una prova abbastanza spietata” del rifiuto della bellezza.
Resta il tema. Il futuro è sempre speranza.  Oggi è pauroso ma per effetto della cultura della crisi, che ci attanaglia. Accompagnandosi, ironicamente, all’ideologia del migliore dei mondi possibili. E non solo all’ideologia, bisogna dire: curiosamente, si vuole senza futuro l’epoca del never had it so good, del mai stati così bene – perfino in Africa, niente a che vedere con quella di trent’anni fa. Una cultura che, volendo razionalizzare, serve per tenere il morso sttetto, per tenere a bada queste masse sempre più enormi sempre più affluenti. Anche sotto il profilo affaristico, bieco: per obbligarle a spendere, anche a debito, per un “futuro migliore” - il futuro migliore, cessato ogni empito rivoluzionario, o illusione, è oggi una automobile elettrica, il doppio dell’atuale, come ingombro e come costo.
Non volendo, nell’assunto, Murgia però ha ragione. L’epoca fa di peggio che rubare il futuro ai suoi quaranta-cinquantenni: obbliga a interiorizzare questo futuro, anche con le Greta. “In interiore homini” il futuro non è solitamente nemico, o censorio (“finché c’è futuro c’è speranza”), ma la “rivoluzione digitale” finora a questo è servita, ad asservire (fiaccare, followizzare, addomesticare), e indurre all’incontinenza (spendere, consumare), i suoi eroi onestamente chiama “infuencer”, persuasori non più occulti.  
Michela Murgia,
Futuro interiore, “la Repubblica”, pp. 76 € 8,90  

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