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Trump impone all’Europa la difesa comune
La vera novità della National Security
Strategy americana che indigna l’Europa è che gli Stati Uniti vogliono che l’Europa
impari a difendersi. Detto brutalmente, nello stile di Trump (ma forse nemmeno:
nei media americani, pure attenti a ogni detto o fatto di Trump, non se ne parla),
che però è anche l’unico linguaggio che l’Europa capisce.
A ottanta anni dalla fine della guerra l’Europa
non ha una difesa: una organizzazione militare, armata adeguatamente, con piani
strategici aggiornati. La difesa è anzi la cosa da cui finora più ha rifuggito.
Era stata la primissima idea di Europa,
insieme con la Ceca (carbone e acciaio in comune). René Pleven, ministro della Difesa
e poi presidente del consiglio a Parigi nel 1950, discutendosi della riammissione della Germania alla spesa
militare, propose di imbrigliarla in una Comunità europea di difesa (Ced): la
Ced fu firmata, dai futuri fondatori della Comunità europea, ma la stessa Francia
la bocciò nel 1954 con referendum. Poi se ne è molto parlato, ma per non farla.
La Ue che grida “al lupo, al lupo” contro
Putin, che afferma che la Russia sta per invaderla, che si svena con ondate
inutili di sanzioni, ne è il segno: l’Europa è imbelle. Spende molto in armi,
ma a nessun effetto: armi da parata. Spende per cinque (o sono sei?) caccia
diversi, otto (o dieci?) carri armati diversi, missili di ogni tipo e provenienza,
e nessun piano strategico comune, o coordinamento, a parte le chiacchiere, e le
scartoffie.
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