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lunedì 1 dicembre 2008

Guerra per bande postcomuniste

Prima ancora che lo sciogliete le fila democristiano si è manifestato il colpo di coda dell’ex Pci. È un modulo ricorrente nella decadenza: tutti vogliono tutto, in pretto stile post impero romano, o post sovietico. Si va per bande, che si compongono e si dissolvono nelle ventiquattro ore, ogni capetto essendo senza bussola, e impaziente. Con la differenza, certo, che qui non si spara, come già a Mosca. Anche il tesoro è limitato, niente banche, miniere, pozzi di petrolio. Solo lo zoccolo duro, il blocco da sessant’anni immutabile del voto. Da D’Alema a Cofferati, Chiamparino, Domenici, non c’è ex Pci di una qualche consistenza che non schieri la sua banda.
Il fatto era visibile già prima della sconfitta elettorale, nelle sedi locali del Pd. Il centralismo democratico era ovunque sfidato localmente, specie al cuore del quadrilatero rosso, in Toscana e in Romagna. Analogamente era sfidato ogni maggiorente locale, la logica del migliore essendosi democratizzata: ognuno si crede migliore dell’altro.
Gli ex Dc non hanno mutato natura, sempre camaleonti. Remano contro, per ultimo sull’appartenenza europea del Partito (no ai socialisti), e stanno a guardare gli effetti. Tra i duri e puri invece il linguaggio è diretto. Ed è da resa dei conti: quanto a me? La dissoluzione avviene all’insegna della corruzione. Non tanto per le inchieste giudiziarie, tarde e limitate. Quanto per il modo d’essere politico, anche nei casi in cui solo il traffico delle influenze è accertabile e non il passaggio di denaro. Peggio ancora se le accuse sono pretestuose, armi di una corrente o cordata contro le altre.
A Firenze la corruzione è perfino dichiarata: ogni assessore si candida a sindaco perché non sopporta che gli immobiliaristi, l’unica cosa che in città si muove dopo trent’anni di governo rosso, abbiano come unico punto di riferimento l’(ex) federazione Ds – sono sul fronte della lotta al monopolio. Quattro partiti si sono dati la staffetta con nomi diversi ma senza cambiare sentimento, nonché dirigenza, strategie e programmi. E l’ipocrisia non può che generare corruzione, è come l’emofilia nei gruppi chiusi.

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