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sabato 6 dicembre 2008

Il Partito non garantisce più gli affari

Il sindaco Domenici che chiede all’assessore “cosa si sta facendo” al Castello non è creduto dagli inquirenti. Ma solo perché non vogliono andare al fondo della verità: a Firenze governa il Partito, il sindaco può non sapere. Bisogna dunque dare (provvisoriamente) ragione al sindaco, che per questo si incatena davanti al portone dell’amato giornale - dopo avere tentato di scaricare tutto sul colorito Cioni.
Castello è la più grossa lottizzazione che si prepara a Firenze e il sindaco non può non sapere, arguiscono gli inquirenti. E invece è possibile: gli affari non si fanno in Comune, ma al Partito. Questo è il modello degli affari post Tangentopoli, illustrato a Roma dalla potente federazione del Partito col sindaco Rutelli, da essa peraltro inventato. Il Partito mantiene le promesse (delivers nel gergo della mala americana), il Partito garantisce, gli interessi non hanno avuto alcuna remora ad appoggiarsi al Partito vincente nella questione morale, e anzi lo hanno convenientemente appoggiato. La soluzione Partito, o responsabile unico e affidabile, è tanto più gradita agli interessi grigi, compresa la malavita in doppiopetto.
Il modello è stato replicato con tutta evidenza a Firenze, con l’analogo “bello guaglione” fiorentino – oltre che a Napoli con la famosa Rinascenza. La storia di Firenze, in particolare, dopo Tangentopoli è un boom immobiliare irresistibile, nell’ex Fiat, a Novoli, nel territorio contiguo a Sesto Fiorentino, mentre l’attenzione pubblica veniva deviata su Isozaki, la tettoietta sull’ingresso secondario degli Uffizi. Che gli amministratori pubblici, coordinati dal Partito, hanno favorito, spostandovi d’autorità gli uffici amministrativi, giudiziari, e l’università.
L’operazione Castello, l’ultima delle grandi lottizzazioni portata in dote a Ligresti da Fondiaria, è stata svelata a settembre dai della Valle, che, improvvidi e innocenti, vi hanno annunciato la prossima realizzazione del nuovo stadio (per il quale non hanno però ancora disposo neanche un disegno di massima). Tutti allora a chiedersi cosa si sta facendo al Castello. E perché no il sindaco?
Il re(gime) è nudo
Napoli e Firenze non sono il crollo di un regime, come usava dire, di un’epoca. Anche se Firenze è un modello di sottogoverno non più efficace che si replica ovunque in Toscana, a Siena e in tutto il senese (Montalcino non è un caso isolato), Viareggio, Livorno, Massa. Non ci sono barbari alle porte, tanto meno con la coscienza pulita. E se il postcomunismo non è più affidabile, gli altri non sono meglio.
Degli altri beneficiari di tangentopoli, gli ex missini dimostrano di non capirci nulla, come a Roma, e troppo spesso si fanno prendere con le mani nel sacco. Mentre i leghisti, risparmiati dalla pietas lombarda, l’autoindulgenza, sono preclari nelle loro province per le scemenze e gli sprechi, se non la corruzione, le opere malfatte. Tuttavia il modello Partito non regge più, per la logica stessa del partito Democratico, che ha più anime. I Della Valle, che a Firenze hanno messo alla gogna Domenici e i Ds, sono ben democratici.

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