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mercoledì 4 aprile 2012

Una manovra tira l’altra

Si fa colpa al “Financial Times” di favorire un’altra speculazione contro l’Italia e l’euro, pubblicando una nota europea perplessa sulla sostenibilità del bilancio, ma la cosa era inevitabile. Le manovre sono sterili, non risanano i bilanci. Monti per primo lo sa. Sono anzi dannose. L’Italia ha una storia recente di vent’anni di manovre, con effetti solo negativi: i redditi medi sono costantemente in calo – e più lo sarebbero con un indice dei prezzi meno addomesticato. L’unico elemento nuovo è che questa verità non si dica - “L’austerità di Monti minaccia l’economia”, ci voleva un giornale americano per dirlo, il “Wall Street Journal”.
La manovra di Monti è più letale di altre perché s’è innestata sulla recessione. Acuendola e aggravandola – sarà ora più difficile uscirne. Molto più difficile. Il mercato immobiliare è fermo, e a rischio fallimento – si dice “bolla”ma si vuole dire fallimento. Il mercato dell’auto è fermo, e l’auto è, bene o male, un quarto dell’industria italiana. L’industria delle vacanze è ferma: al mare e in montagna alberghi e case non registrano prenotazioni. La rivalutazione delle rendite catastali aiuta forse i bilanci di qualche banca, che può rivalutare i collaterali, ma con l’immobiliare sono le stesse banche a rischiare il fallimento. Nonché le famiglie evidentemente, che dopo aver perduto nel 2008-2009 il 4 per cento del potere d’acquisto – essersi cioè impoverite - secondo i calcoli della Banca d’Italia, hanno con buona certezza perso più del doppio nel biennio successivo: retribuzioni in calo, pensioni ferme.
Nel silenzio reverente che accompagna Monti stride in particolare l’accettazione supina dell’inerzia europea. Nessuna politica energetica, che limiti il caro petrolio. Nessuna politica anticiclica sulle materie prime, sempre più care. Nessuna politica del lavoro – si cita la Germania felix, ma la Germania ha un quarto dei lavoratori part time, e conteggia come posti di lavoro pure quelli da 3-400 euro, mensili. Nessuna politica monetaria, nei confronti del dollaro, dello yuan. Con un indice dei prezzi chiaramente falso.

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