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martedì 3 aprile 2012

La vuota Mimesis di Pasolini

Un titolo importante per niente. Si legge in questa riproposta come un articolo di giornale, ma gli articoli di Pasolini erano interessanti, il libro toglie invece mattoni al compiaciuto edificio dell’autore.
Di un lavoro e di un’ambizione di quindici anni Pasolini racimola una silloge di appunti per una predica. Non specialmente quaresimale - in chiesa se ne sentono in questa Settimana di ben più vive. Rifacimento dantesco, quale si vuole, forse all’avvio, sette righe intitolate “Prefazione”: “Do alle stampe oggi queste pagine come un «documento», ma anche per fare dispetto ai miei «nemici»: infatti, offrendo loro una ragione di più per disprezzarmi, offro loro una ragione di più per andare all’Inferno” – oggi, pochi giorni prima del suo assassinio. Un libro che Pasolini ha “confezionato” personalmente, con commento e note editoriali - in una delle quali “anticipa” di un decennio l’assassinio. Di “poesia visiva”, dice in una delle interviste preparate per il lancio del libro, ma meglio si direbbe “illustrata” (anche il “nemico” Balestrini ha una violenza “illustrata”), con una ventina di foto stinte. Contornate da due abbozzi di canti e da appunti e frammenti che lui stesso definisce “qualcosa di poetico”, cioè di elegiaco, “anche se in prosa”.
Più che “canti” sono, nell’impianto non dichiarato, “cantos” poundiani, una poesia molto prosastica. Didascalica. Anzi, un susseguirsi di didascalie. Con Lonze, Lupe e Guide ritratte allo specchio: un dettagliato, ripetitivo, autoritratto, più che divina è una mimesis pasoliniana – come se ne mancassero, soprattutto in vita. I peccati sono la Normalità (Continenza), il Conformismo, la Volgarità, il Consumismo. Ma non per non ridere, neanche amaro. Il suo Inferno Pasolini lo vuole nella pianura padana, colpevole di Volgarità, un peccato il cui “primo carattere… consiste nel suo essere invadente, nel suo voler rendere Volgare anche chi non lo è, chi è estraneo al suo mondo (l’Italia del Nord e le sue industrie)”. Maestri d’ipocrisia: “I Volgari sono morali”. Ma non è satira – non è niente, appunto. In compagnia di se stessi, che viaggio è, che commedia?
Pier Paolo Pasolini, La Divina Mimesis, Oscar pp.117 € 9

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