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sabato 29 dicembre 2012

Il quasi democristiano - postmoderno?

Twitter e l’“ascesa” sono innovativi, il decoro e il linguaggio vecchia maniera. Monti politico è più che mai passatista. Anni Cinquanta. Col convento, quando un medio albergo offriva di più. E quel non voler essere una Democrazia Cristiana, che è molto democristiano – con la Libertas scudocrociata peraltro a simbolo. Con le correnti in forma di partiti dei capetti. E l’endorsement esterno, del solito Vaticano e della Germania al posto degli Usa. Si può dire un postmoderno della politica, ma non sembra, a ben guardare, tanto scafato: va con l’agilità del bulldozer. Mentre il mondo è un altro, e pure l’Italia.
C’è il bipolarismo, radicato. Non c’è più il Nemico. C’è il radicamento, bene o male, del Pd e di Berlusconi. C’è il nessun peso politico della chiesa, specialmente rifiutato dai parroci, alle prese col ben più grave problema della scristianizzazione. Monti sembra vecchio, malgrado i dinieghi, proprio per questo, per non sapere in che mondo si trova. Compresa l’Udc, la cui base elettorale, a Roma e in Sicilia, è quella più legata al sottogoverno, la vecchia politica – la scelta di Monti di lasciare a Casini e Fini (ammesso che superi il 2 per cento) le liste non è ingenua, Passera ha ragione. Anche twitter, in mano sua, non funziona – è più sveglio il papa. E l’ascesa: non è battuta che possa spopolare nei talk show cui si indirizza. Anche Bondi, più che altro sembra un sacrestano. 

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