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lunedì 21 ottobre 2013

La lieta malinconia di Leopardi e Nietzsche

È la raccolta di testi e frammenti in cui Nietzsche fa riferimento a Leopardi, che lesse presto, sia le poesie che le prose, e sempre apprezzò: era per lui il “poeta filologo” per eccellenza, e anche filosofo, nonché “il più grande prosatore del secolo” – insomma un altro Goethe. Anzi, per la perfezione assoluta dell’espressione, pari al musicista che la incarna, uno Chopin della scrittura.
Una lettura per vari aspetti emozionante. Con l’assillo sempre di cosa sarebbe stato Leopardi in altra cultura, fuori cioè dalle beghe italiane, di clericali, anticlericali, reazionari, rivoluzionari, etc. Nella edizione del Melangolo arricchita da tre saggi, di Cesare Galimberti, Gianni Scalia e Walter Friedrich Otto – una prolusione del 1942, insuperata, di un leopardiano. E con un ricchissimo apparato di riferimento, opera di Galimberti, che rintraccia anche gli echi di Leopardi in Nietzsche, delle “Ricordanze”, del “Vincitore”, etc., là dove il nome non ricorre.
Nietzsche e Leopardi è tema antico, vivente ancora Nietzsche. Trascurato naturalmente, in mezzo al resto, dalla Repubblica nel suo invadente e inalterabile chiacchiericcio, una storia di ormai settant’anni di vuoto degli studi. Galimberti, leopardiano esimio ancorché isolato, l’ha ripreso con taglio filosofico, mettendo in relazione i due “pensatori”. Il titolo, “Intorno a Leopardi” invece dell’ovvio “Su Leopardi”, spiega con l’esigenza di “far notare come, intorno a considerazioni su di lui, Nietzsche concentrasse organiche serie di considerazioni su temi essenziali”.
Una lettura lieve e densa, corroborante. Alla filologia di Galimberti, sulle affinità e le distanze, affiancandosi quella ermeneutica di Otto sul pessimismo. Una trattazione anche anomala, forse unica, e per questo tanto più stimolante. I due grandi pessimisti essendo in realtà fervidi cultori della vita come bellezza e arte  - le “illusioni” di Leopardi come creazioni fantastiche. La natura è creatrice. La volontà, che Schopenhauer richiude nello sconforto, è con Leopardi-Nietzsche “l’artista primigenio del mondo”. Con una differenza: “In Nietzsche”, nel secondo Nietzsche, “parla un’incredibile volontà”, nell’alveo sempre dell’idealismo, quasi costruttivista se non sistemica. Mentre, “di fronte a questo idealismo prettamente tedesco, Leopardi ci appare – anzi, in generale si potrebbe dire ogni vero poeta – come una fioritura di bellezza, avvolta dalla morte: malinconicamente lieta”.
Friedrich Nietzsche, Intorno a Leopardi

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