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mercoledì 24 gennaio 2018

Secondi pensieri - 333

zeulig

Autocosceinza-Autoanalisi – “La capacità di riflettere su se stessi fra gli uomini è una qualità rara e assai caratteristica”. La riflessione è ricorrente negli appunti autobiografici di Spengler, “A me stesso” - in questa versione alla p. 89: “Ma nei drammi e nei romanzi sembra proprio che gli uomini non abbiano altro da fare, tutti quanti. E questa poi dovrebbe essere «verità». Per questo il Cesare di Shaw è un pazzo furioso”. Quanto rara – il Cesare di Shaw può essere noioso per latri motivi? È la «verità» anche del criminale, e sempre intesa – la qualità non fa aggio. Dell’avaro (affarista, speculatore, immobiliarista, calcolatore….). Del politico, specie oggi diffusissima – oggi che la sua reputazione è, sarebbe, al livello infimo. Del bugiardo, perché no.

Diritti umani - Sono stati e sono la bandiera del neoliberalismo, ma ora con una problematica appropriazione. Il neoliberalismo si è fatto e si fa forza dei diritti umani, fino a quelli degli animali domestici e anzi di ogni essere vivente, la natura vegetale compresa, e quella atmosferica, ma conculca i diritti del lavoro . In Europa sulla scia della Germania, della liberalizzazione del mercato del lavoro nel 2005, negli Usa negli anni di Obama. Le stesse forze e gli orientamenti che guidano i diritti umani nel loro punto oggi focale, l’immigrazione. Che deve essere libera e incontrollata, cioè non protetta, per gli stessi fautori del mercato deregolamentato del lavoro.
Una contraddizione-contraffazione, perfino sordida.  Un paralogismo tropo evidente della libertà, di cui non si può non vedere la distorsione: la libertà sarebbe jugulare il lavoro. E con l’immigrazione illimitata la coesione sociale e perfino nazionale, l’atomizzazione della società – Brexit e America First da una parte, dall’altra le secessioni.

Donna – È sostituibile, ma se ne può fare a meno - anche della donna dopo l’uomo? È concepibile un mondo senza donne? No, poiché andrebbe a esaurimento. Si può sostituirle. Di certo la donna è e non sarebbe concepibile: le sue forme, la sua funzione, le fantasie che le sono cresciute addosso, nessun genio umano potrebbe inventarle. La procreazione stessa è inconcepibile se non fosse. Più delle condizioni concluse, all’apparenza razionali, dell’immortalità e la morte, poiché è entrambe, e quindi è più di ognuna di esse. Ma è l’immaginazione che apre la via alla ragione, non bisogna temere l’ignoto.
Si potrà nascere senza donne, è fatale, come già senza l’uomo. Molte creature senza padre vivono, esseri che le madri non hanno concepito per amore, non del padre. E già le donne figliano senza fertilizzarsi, nel grembo altrui – è l’utopia, la riproduzione senza la produzione. Analogo artificio si troverà per gli uomini, un utero artificiale. Casanova lo presagì, che diceva: “Una delle prove dell’ateismo è che, se Dio ci fosse stato, non avrebbe creato la donna”.

Fede – Si rinnova o è deposito costante? La fede politica, religiosa, affettiva? Il papa regnante, Francesco, la dice tanto più forte quanto più è in crisi. Ma ciò non vale come esercizio alla santità – scacciare le tentazioni? La fiducia è incrollabile. Anche se resta da sapere perché.

Male – Va col bene, certo. Giovanna d’Arco è santa dopo essere stata bruciata come strega, irredimibile peccatrice. Savonarola avrebbe potuto – potrebbe – esserlo, santo anche lui. Pietro è santo fondatore della chiesa dopo avere rinnegato Cristo. Ignazio di Loyola fu un assassino. Ma in generale non ci sono santi senza peccati gravi. Perché il male non è la morte - non può, la morte è flessibile.
Lo diventa per un disordine, una debolezza – l’ira, il dolore, fisico e mentale (passionale). Per una mancanza anche.

Morte – È amata anche per un bisogno vitale, la necrofilia non è un delitto né un disturbo psichico. Qualcuno si tiene in salotto la Porsche insanguinata nella quale James Dean morì, che ha rubato al deposito giudiziario. Come già nel culto delle reliquie.

Punto – Un segno ortografico da cancellare, secondo Musil (“Ribellione al maschio”, nella raccolta “Parafrasi”, p.145): “Punto e punto e virgola sono sintomi di regresso – sintomi di stasi. Dunque non si dovrebbe lasciare la sintassi nelle mani di professori fossilizzati”. Di più: “Punto e punto e virgola li scriviamo non soltanto perché abbiamo imparato a fare così, bensì perché pensiamo così. – Questo è il pericolo. Finché si pensa in periodi col punto finale - certe cose non si lasciano dire - al massimo vagamente sentire”. Musil usa invece lo Strich  - la lineetta, il dash. Anche due volte di seguito: variazione su variazione (digressione su digressione, attributo su attributo). Non un senso ma la vaghezza del senso.

Sesso – È sempre più tutto l’amore, ma come rifiuto dell’amore, checché esso si voglia. Ma non è rifiuto anche del sesso, al fondo? Si vede meglio nella relazione omosessuale, che si vuole giocosa  più che appassionata, e anzi soltanto giocosa, unicamente. Come la semiologia scopre nei segni la manifestazione della mancanza del referente, lo stesso per la sessualità esaustiva, totalizzante: si cancella l’erotismo con l’appagamento sessuale, mentre la coazione a ripetere diventa odiosa in sé e rende odioso l’oggetto del desiderio.
Questo è Sade in senso proprio.

Ulisse - Voleva solo tornare a casa. Ma a cosa? Alle abitudini, al cane, agli schiavi, alla moglie, tutti fedeli, fu questa la sua richiesta a Omero in cambio della narrativa sulla guerra, quando il poeta lo evocò dagli inferi: voleva le pantofole? In quanto Odissòmenos era l’Odiato.
Omero, ha ragione Samuel Butler, fosse egli pure un omaccione barbuto e non la gentile Nausicaa, era esperto di vita domestica e non di viaggi per mare o di mondi lontani, neanche di vita nei campi. Ma il suo eroe è uno che vuole tornare a casa o uno che non vuole tornare? Quella tela è tremenda metafora, sia essa fatta con i fili oppure con i Proci - un altro del genere è Dante, che aveva egli pure famiglia, coi relativi complessi (ma Ulisse essendo già morto, il suo è un viaggio nell’aldilà, non un ritorno, problematico).
Il ritorno a casa, alla donna, è contestato da Graves col famoso argomento contro chi voleva Omero donna: Odisseo incontra la morte le nove volte che incontra una donna, Calipso (“colei che nasconde”), Circe (“la rapace”), Nausicaa (“che brucia le navi”), Scilla (“quella che spezza”), Cariddi (“quella che risucchia”), eccetera.

È un avventuriero, anche se passivo, e non un casalingo. Il ritorno a casa, il cammino della nostalgia, si fa poi per virtute e conoscenza.
Resta il problema di chi la casa non ce l’ha. Stendhal, per esempio, che alla fine lasciò ventiquattro testamenti. A lungo i morti hanno voluto solo essere interrati e pianti – l’interramento è poi diventato obbligatorio per regolamento di polizia.

zeulig@antiit.eu

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