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lunedì 22 gennaio 2018

La sovranità di rivalsa

Chi più chi meno, anche soltanto per prenderne le distanze, fa della sovranità tema della campagna elettorale – l’unico politico, accanto alla tente promesse di tagli e abbuoni fiscali. La sovranità monetaria. Che però ritorna in accezione difensiva, perfino rancorosa, come avviene ormai da tanti anni per i movimenti più specificamente anti-Eu, sulla tracia del lepenismo in Francia – in Italia con la Lega di Salvini, in antitesi con quella “lombardista” di Bossi, che voleva già il marco prima dell’euro. Una sovranità si chiede di rivalsa, contro l’esercizio della stessa da posizioni di potenza. Si fa appello alla sovranità come rivalsa perché c’è in atto un esercizio sovrano di sovranità.
Il caso è dell’euro. Che si presupponeva, e ancora viene bizzarramente presentato, come egualitario per i partner aderenti. Strumento comune di sviluppo materiale e di progresso civile. Mentre è uno strumento creato e gestito dalla Germania, Modellato dalla Bundesbank. Gestito dalle esigenze del governo tedesco. Lo statuto della Bce è quello voluto dalla Bundesbank – ha solo il compito di prevenire l’inflazione e vigilare sulle banche, non di garantire occupazione, produzione, termini di scambio, come è l’uso per le banche centrali, il buon funzionamento dell’economia. Le politiche della Bce sono quelle della Bundesbank, nei tempi e nei modi che il governo tedesco vuole. Il bail-in è stato adottato quando le banche tedesche si sono messe all’asciutto. Nel 2008 l’unione bancaria è stata rinviata di quattro anni, per la crisi di Hypo Real Estate, una delle maggiori banche tedesche, e  per il tracollo a fine settembre della Csu, che Hypo Real Estate finanziava a perdere, nel proprio feudo elettorale, la Baviera (meno 17,3 per cento). I patti di stabilità che irrigidiscono il sistema monetario sono di origine e natura tedeschi. 
Solo il riacquisto dei titoli di Stato da parte della Bce, o iniezione di liquidità degli ultimi venti mesi, si è effettuato contro il volere della Bundesbank. Che contro la Bce ha promosso azioni inibitorie fino alla suprema Corte Federale tedesca. È la prima azione “sovranista di difesa” contro la sovranità tedesca. Ma la Bce ha osato per un motivo preciso: l’alternativa era il fallimento di troppi Stati, dopo la Grecia, e il fallimento dell’euro insieme con la Bce. Esiti che il governo Merkel evidentemente non considerava.
Grande Bertha
Inoltre, la gestione Draghi della stessa Bce è sempre in credito con la Germania di Angela Merkel, di cui ha letteralmente salvato il sistema bancario, minato da Hypo RE, dalle debolezze delle altre banche nazionali, Deutsche e Commerzbank, e dalle pratiche di sottogoverno delle banche regionali e locali. Queste ultime, una galassia estesissima, sono state escluse – mentre si varava il bail-in - dalla vigilanza Bce, e dall’obbligo di andare sul mercato, con proprietà e criteri di gestione “pubblici” (obbligo invece imposto alle popolari italiane). Le grandi banche furono salvate da Draghi con un’azione personale. “La prima cosa che Draghi ha fatto subito dopo il suo insediamento l’1 novembre 2011”, racconta G. Leuzzi, “Gentile Germania”, fu “un intervento spettacolare a salvaguardia delle banche. Un gigantesco prestito a tre anni a bassissimo costo che ha salvato tutti, ma soprattutto le banche tedesche, olandesi, belghe e austriache. Salutato come una “Grande Bertha” dai consulenti di Angela Merkel, per una volta non critici - Stabile Architektur für Europa, rapporto 2012/2013 del Consiglio degli esperti economici, pubblicato a novembre 2012. Una cannonata:  era “Bertha” il supercannone tedesco nella Grande Guerra”.

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