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domenica 1 luglio 2018

La fine del mondo è rinviata

La prima scena è sempre in un luogo cult, sul modello di “Angeli e Demoni”, il primo thriller dell’esteta Langdon, ripetuto nel “Codice da Vinci” e poi in “Inferno”. Rispettivamente il Cern e  San Pietro, il Louvre, Palazzo Vecchio. Qui ìl Guggenheim di Bilbao. Stessa lunghezza, un terzo della narrazione, stessa tensione\bonaccia - l’esito della scena si conosce: qui più stiracchiato. Anche il tema è lo stesso: il conflitto tra scienza e religione – il proprio padre e madre, dice Wikipedia, dell’autore fanciullo. Con la fine del mondo, quello conosciuto, di fedi e incertezze.
La famiglia si completa col fratello Greg, musicista, dalla cui “Missa Charles Darwin” l’idea di “Origin”è germinata, dice Dan nei chilometrici ringraziamenti. Ma sul fondo lumeggia, benché assente dalle quattro pagine, sempre Umberto Eco: misteri monasteriali e semiologia.
Il tema è qui radicale: da dove veniamo, dove andiamo. L’applicazione naturalmente aggiornata all’ultima attualità: l’intelligenza artificiale. Ma la fine non arriva, e la cosa si trascina. Anche perché, da dove veniamo è dalla dissipazione di energia, dove andiamo è la Disney, il nuovo metodo dei cartoni animati il tweening, interpolazione: il disegnatore propone l’immagine iniziale e quella finale, il resto fa tutto il computer…. Con qualche incertezza, inevitabile – “il concetto stesso di cellule che si organizzano in forme di vita sembra essere in conflitto diretto con le leggi dell’entropia”. Ma la conclusione è ferma, heideggeriana senza saperlo: la tecnologia annienta l’umanità.
Anche la location è un po’ sfasata. Dopo l’Italia e dopo Parigi, ora la scena è la Spagna. “Negli ultimo anni Kirsch (il trickster) aveva vissuto principalmente in Spagna, attribuendo questa scelta al fatto di essersi innamorato del suo fascino da Vecchio Mondo, dell’architettura d’avanguardia, degli stravaganti cocktailbar e del clima perfetto”. Dopo Bilbao la scena si sposta a Barcellona. Negli edifici e i progetti di Gaudì, di cui si forniscono guide turistiche dettagliate. Il progetto è stato sponsorizzato e organizzato da Planeta, la casa editrice catalana. Ma “Origin” esce che la Catalogna si occupa di altro che il turismo, e anche i barcellonesi ne sarebbero esasperati.   
Tutte le location di Dan Brown, forse esotiche per un pubblico non europeo, sono peraltro sfuocate, niente che attragga. Il suo richiamo è sempre quello di uno che fa bene i compiti: di ogni materiale di cui racconta è bene informato e attendibile divulgatore. Gli artisti e le installazioni al Guggenheim. Gli sviluppi e le pretese della IA. L’autoreferenzialità della rete. Gaudì naturalmente, all’ingrosso e al minuto. Commovente il recupero di Sharjah, uno dei più piccoli Emirati Arabi Uniti, mezzo milione di persone, che non ha evitato le selve di grattacieli nel deserto del confinante Dubai, ma i petrodollari ha anche investito in moschee, oltre seicento, e università. Poco per 700 pagine.

Dan Brown, Origin, Mondadori, pp. 735 € 7,90

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