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venerdì 6 luglio 2018

Né Sessantotto né hippie

Il Sessantotto hippie.  Nel viaggio transamericano, al Macchu Picchu. E in quello transeuropeo,
all’India  - in realtà a Katmandù, per il fumo a buon prezzo. Attraverso una storia d’amore, anzi due, di iniziazione, che non sa-sanno di nulla.
Coelho cerca di riparare voltando la narrazione in autobiografia, sotto l’ombrello di san Luca e di Tagore: “Le storie raccontate in questo libro appartengono alla mia esperienza personale”. Ma è un cattivo servizio. Agli stessi hippie, buoni fino al dolciastro, mielosi. Che fa discendere da Mia Farrow e dai Beatles – Mia Farrow, i Beatles?  
Un’eco c’è di A.Ernaux, “Gli anni”, ma appiattita. Con errori. Il viaggio Coelho lega correttamente al pullmino Volkswagen. Ma anche a Frommer, il routard dell’epoca, “Europa con 5 dollari al giono”, e a Pauwels-Bergier, “Il mattino dei maghi”. E chi li leggeva e se ne avvaleva? Non certo gli hippie? Il biglietto del pullman per l’“India”-Nepal, del Magic o Budget Bus, fa costare 100 dollari, poi 75, ma forse da Amsterdam, da Vienna ne costava 30. Bugie e pose si succedono, niente di hippie, né di Sessantotto.
Paulo Coelho, Hippie, La Nave di Teseo, pp.301 € 18

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