Cerca nel blog

lunedì 1 marzo 2021

Nostalgia della Bellezza

Una serie affollata di riflessioni d’autore sulla bellezza ha accompagnato il passaggio del Millennio: Gadamer, Santayana, Zecchi, Rella, Bodei vi si sono esercitati. Come di auspicio per il nuovo Millennio – che fino ad ora mostra di non volerne sapere. Ma forse è stato solo un tentativo del Novecento, che la Bellezza aveva cancellato, dall’estetica e dall’etica, di recupero alla fine, per farsi perdonare. Niente di che, vista la temperie deprimente, finora, del Millennio. Eco si fa leggere perché i suoi editori, Andreose, Sgarbi, lo hanno rinchiuso in un libro bellissimo, iperillustrato. E i suoi testi non pongono ardui problemi filosofici, o meglio li pongono  ma alla sua maniera discorsiva, da conversatore, sotto forma di didascalie.
Nella ricerca affannosa, attorno a un bene che sembra non trovarsi, Eco si distingue ricorrendo al postmoderno consumo di quanto abbiamo potuto godere nei secoli. Della bellezza s’industria di fermare la storia, e con la magistrale bonomia ci riesce: i suoi libri, questo della bellezza come quello della bruttezza, sono belli, almanacchi preziosi. Evitano anche i lati grigi della cosa, le ansie, il tempo che non c’è, le devastazioni, le morti, perché la bellezza – con la bruttezza bella – non solo vola alto, ma copre e cancella il resto.
Un volume consolatorio. Se il Novecento ha voluto cancellare la bellezza di proposito, di programma, il Duemila sembra farlo nei fatti: guardando fuori dalla fruizione estetica di bellezza se ne trova poca, nei visi, i modi, l’abbigliamento, i linguaggi. Almeno attenendosi al canone noto del bello, di misura, simmetria, regolarità, ordine. Difficilmente oggi si troverebbero la politica e la legge belle, come le trovavano Aristotele, rispettivamente, e Platone.
Savinio diceva la bellezza morta, e con essa quindi anche la bruttezza. Ma non è così: non ci sarà stato secolo più brutto del Novecento, scomposto, irsuto, sudato, nell’arte come nella storia, ed è difficile estrarre una qualche bellezza dal primo Terzo Millennio. Se non negli interstizi, nel privato, nel rifiuto del mondo: sarà la bellezza destinata a una diversa tebaide, urbana – o il crisantemo sull’immondizia.
Umberto Eco, Storia della Bellezza, Bompiani, pp.444, ill. € 18

Nessun commento: