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domenica 13 novembre 2022

Le oche dell’Eliseo e la caccia allo straniero

Lo schiamazzo delle oche dell’Eliseo contro la disumanità dell’Italia fa da singolare contrasto con la morte, all’aeroporto di Parigi, di un profugo iraniano che la Francia ha tenuto prigioniero nello stesso aeroporto per venti anni, perché sprovvisto di documenti. Una vicenda talmente grottesca, oltre che violenta, che Spielberg vent’anni fa ne aveva fatto un film di successo, “Terminal”.

Lo schiamazzo fa contrasto anche col ghetto di Calais, che è durato invece dieci anni, dove gli africani, afghani, iraniani e altri, decine di migliaia, a tatti anche centinaia, venivano tenuti a pane e acqua in quanto rei di non andarsene in Gran Bretagna. O con le fucilate sulle Alpi Marittime a nord di Ventimiglia contro gli africani trattati disumanamente dall’Italia che volevano e vogliono passare in Francia.  Di che far arrossire perfino il partito francese in Italia, che pure è robusto, onusto di medaglie e incarichi – non avevano capito, qualche intervistatrice e qualche sociologo ancora non capiscono, che la Francia non vuole immigrati.

Prima delle vaiasse di Macron, di che la Francia accusava Italia – la Francia sempre si vuole maestra di qualcosa? Di essere troppo buona con questi “migranti di merda”. Di non respingerli, di non rimandarli a casa, di non ingabbiarli. Senza stare a controllare se hanno diritto allo status di rifugiato o se non sono migranti “economici”.

Si dice la clarté francese, ma che significa migrante “economico”? Per fame? Per bisogno? Che ha speso poco per evitare il naufragio?

Ma qui non c’entra la clarté, non si ragiona. Qui è il deep state che in Francia, la Francia “repubblicana”, laica, fraterna, è sempre al comando, senza confronti, nemmeno in Inghilterra, che lo ha inventato e lo pratica, con i socialisti Mitterrand e Hollande, ultimamente, come col “gollista” Sarkozy - quello che venne utile per fare guerra all’Italia sui conti e con la Libia, e poi hanno deciso di condannare in Tribunale, ripetutamente, a pene incrementali, come fanno le mafie.

Si chiama in causa Tajani, cioè il ministero degli Esteri, per questa ennesima “crisi con la Francia”, ma è alla fratellanza che bisogna fare capo per fare luce. Anche ai legami del repubblicano Macron con la Comunità di sant’Egidio, e con il papa argentino.

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