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giovedì 17 agosto 2023

Ecobusiness dell’architettura a perdere

Grande programma di riqualificazione dell’area delle Vele di Scampia si annuncia a Napoli. Non è la prima volta, da trent’anni o quasi si prospetta. Ma ora in clima di santità, da eden riconquistato: la “vela” B sarà ristruttrata per “servizi alla comunità” (un scuola? un asilo nido?), sull’area delle vele C e D, che verranno abbattute, si produrrà un miracolo verde. Decine di progetti di architetti e ingegneri si contendono le 400 nuove “unità abitative” previste. Si abbattono i vecchi apartamenti, di proprietà pubblica, per farne di nuovi, privati? Sarà uUna meraviglia: ci sarenno orteti e frutteti, che i residenti potranno coltivare liberamente, molti animali a scopo educativo, molti spazi aperti allo sport, dal jogging al basket. Insomma, un paradiso. E anche le nuove “unità abitative”: saranno costruzioni Nzeb, Nearly Zero Energy Building, che vuol dire ad alta efficienza energetica.
Non è la prima grande ristrutturazione, ingegneri e architetti sono volubili. Il consumo di materiali e di territorio che si è fatto per le loro “idee”, cioè i loro progetti, cioè i loro interessi, è stratosferico. L’ecobusiness dell’area Vele viene appena cinqunt’anni dopo le Vele stesse, costruzioni allora “utopiche”, da falansteri, da socialismo alla Fourier (in realtà sono durate molto meno: l’ultima Evela” è stata approntata nel 1975, la prima abbatturata è del 1997. E non solo a Napoli, anche a Roma (Corviale), a Bari (Ecomostri), e chissà dove altro.
La ricetta urbanistica è cambiare. Era durare, ora è cambiare: l’urbanistica si vuole volano degli affari. Oggi naturalmente ecologici – abbiamo avuto con gli ecomostri l’abusivismo di necessità, o per i ricchi il verde verticale, insostenibile. Tra idiozie o agudezas, e sperpero pubblico di denaro, salute, ambiente (territorio). Ricette fertili a Napoli come a Roma, città per eminenza della speculazione (eminenza in senso proprio, vaticana). A Napoli fu emblematico il caso del chiostro di Santa Chiara, un’area di quiete si direbbe edenica nel mezzo della città fatta spiantare da architetti e ingegneri, una vista orrenda, per piantarvi piante d’epoca – del Trecento? del Cinqecento? di uno o più vivai amici.

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