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sabato 2 luglio 2011

Il nano Montanelli fa gigante Berlusconi

Non c’è bisogno di aspettare il libro per sapere che scalerà le classifiche: Montanelli è la nostra cattiva coscienza, il suo stesso generale Della Rovere. Né c’è bisogno di leggerlo per sapere cosa dice: il libro raccoglie le delicatezze già ammannite su “La Voce”, e poi sul “Corriere della sera”, quando il giornale di via Solferino lo riabilitò. Né si poteva aggiungere altro, ce n’è già abbastanza. A un certo punto Montanelli rivela a Berlusconi, che lo ha finanziato e protetto, senza censurarlo, nei vent’anni successivi all’espulsione dal “Corriere” nel 1973, che tiene in caldo il suo “coccodrillo”, in gergo il necrologio. Era al tempo che gli ex Dc, e Montanelli, si aspettavano la morte di Berlusconi per cancro. Ma il “caimano” è Berlusconi e non Montanelli.
Il giornalista non si smentisce. È il Masaniello che sberleffa i masanielli, più fascista dei fascisti, più comunista dei comunisti, e perfino più democristiano – Andreotti avrebbe da imparare, se leggesse (temesse) i giornali. Sempre nel mainstream, e incompiuto: ma questi personaggi non hano l’ambizione di fare qualcosa, solo di essere (apparire). Ma anche il pubblico non si smentisce.
Il cinismo più volgare, che si ammanta di moralismo, è la “dote” che gli italiani più apprezzano? Non è possibile, ma è il caso con Montanelli, un dio che non muore. La volgarità di Montanelli parla da sola, politica e personale. E tuttavia l’uomo è un’icona, se non un santo. Ora della sinistra – ed è lo scandalo minore, questa sinistra adora anche Andreotti. Sergio Romano, forse per aziendalismo, accomuna sul “Corriere della sera” Montanelli e Sergio Marchionne: Montanelli impersona, dice, “l’italiano scomodo”. Uno che si accomodava con tutti, salvo sbeffeggiarli quando non ne aveva più bisogno. Fascista coi fascisti, comunista coi comunisti, e perfino democristiano. Che si accreditava amante dell’ambasciatrice americana Clara Boothe Luce negli anni Cinquanta quando ne era un semplice informatore, e tale era considerato nelle carte diplomatiche – una sorta di delatore. Che scriveva contro l’Eni cose feroci, mentre cercava di farsene finanziare un giornale, con mediatori alla Bisignani.
È anche grazie a Montanelli che Berlusconi diventa Berlusconi: si diventa giganti di fronte ai nani. In una cosa però i suoi critici, come la concorrente Rcs, hanno di sicuro ragione su Berlusconi: è melenso. La sua Mondadori o i suoi giornali non hanno pubblicato un rigo, figurarsi un libro, contro le malefatte della Rizzoli-Corriere della sera, sulle ruberie, l’ipocrisia, l’opportunismo, i continui maneggi.
Indro Montanelli, Ve lo avevo detto. Berlusconi visto da chi lo conosceva bene, Rizzoli, pp. 179, € 12

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