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martedì 4 settembre 2012

Fine partita per Craxi

Vent'anni fa, giorno per giorno:
“Triste fine partita per Craxi, che dà corpo da sé a quella figura mussoliniana che lo ha indispettiva. Attaccato da personaggi, Nesi, Formica, Ripa di Meana, Martelli, che devono tutto a lui, essendo delle nullità politiche, e che lui ha imposto, al Psi e alla politica italiana, con intrattabile protervia. Con queste sue creature è ora caratteristicamente incapace di dialogo: è il padre-padrone che si sente tradito. Dov’è la saggezza – la freddezza – politica?
“Le accuse a Di Pietro sono un altro segno evidente. Se è vero che il giudice è in combutta con Chiesa e Radaelli, suoi amici e datori di lavoro (nero), allora l’attacco contro Craxi è partito dai suoi stessi uomini, anzi dai suoi servi. Come in ogni regime autocratico, a un certo punto si ritengono belli-e-buoni e prim’attori anche gli “scarrafoni”.
“La difesa è legittima ma è sbagliata. È il tipo di errore è un brutto indice: Craxi non trova (non la cerca) una linea per rilanciarse il Psi, magari mettendosi da buon padrone da parte, e rilanciasi, bensì va in cerca di traditori.
“Un terzo punto è un indizio concomitante. È evidente che a Milano gli interessi costituiti stanno buttando all’aria la politica, non da ora, perché non la ritengono più conveniente – non porta più affari, per la crisi fiscale dello Stato, e non media. Poiché il Psi ha a Milano un ruolo importante, la rottura è letta in senso antisocialista. Non è vero: da quello che si è visto finora l’anello debole della politica sono i Dc ultima generazione, chiacchieroni, farfalloni, poco politici. Ma Craxi stesso insiste che l’offensiva è contro il Psi. Bene, e allora che fa? Allineamento e copertura totali con la Dc.
“Delle tante scelte possibili, Craxi ha fatto la peggiore. Avrebbe potuto defilarsi personalmente. Avrebbe potuto avviare e imporre un riesame generale di coscienza, una “rifondazione”, come si dice. Avrebbe potuto abbandonare il pentapartito debole e forse marcio. Invece, non fa che esercitarsi alla faccia feroce. Come un giocatore che non guardasse nemmeno le carte che ha in mano”.

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