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lunedì 3 dicembre 2012

Ombre - 157

Si legge Cuffaro, il suo libro del carcere, e si simpatizza per lui contro i suoi giudici. Che tristezza.

Istruttivo Sky Tg 24, che per tutta la serata e la notte di domenica fa solo la vittoria di Bersani. Gli abbonati sono tutti democratici?
L’abbonamento costa seicento euro l’anno. La tv è di Murdoch, uno di vera destra.

Domenica di pieno impegno per la gioventù democratica della capitale: dopo le primarie, è mobilitata a San Silvestro, a manifestare in “una delle piazze simbolo dell’aridità e dell’inospitalità di Roma”. Che è la città che ha più parchi e spazi verdi, vecchi e nuovi, nonché alberi in tutti “i pizzi”. “Lottare” bisogna, quindi anche per quello che si ha. Ma con occhio predone: non basta mai.

Forti le immagini dei due funzionari Digos che, con un impiegato portacarte al laccio, entrano al “Giornale” ad arrestare Sallusti. Il Tg 5 ci fa l’apertura e quasi una diretta. Sky Tg invece non usa quelle immagini. Il Tg 2 nemmeno. Il Tg 1 si limita a dire la notizia senza immagini. La sinistra si fa destra, e la destra sinistra. E l’informazione?
Poi, in  serata, gli altri Tg si adeguano.

Escono statistiche dure sul lavoro: centomila posti persi in un mese, disoccupati a tre milioni, e ”scoraggiati”, quelli che non cercano più lavoro, a uno e mezzo, di cui la metà giovani. Il commento di Grilli: “Tutto previsto. Andrà peggio nel 2013”. Del ministro dell’Economia.

Escono notizie drammatiche sul lavoro. Ma i titoli sono per il duello Bersani-Renzi. Per tenere su la disputa. La regia di questo evento è stata da tutti i punti di vista eccezionale: imporre il nulla. Senza spendere, sfruttando gratis l’informazione.

Il governo ancora non ha messo a punto la legge per il salvataggio dell’acciaio a Taranto ma la giudice di Taranto Todisco già annuncia che la impugnerà davanti alla Corte Costituzionale. È così che uno diventa filosiderurgico. E anche un po’ misogino.

Soave, in dibattito sorridente con Amato, il direttore dell’Agenzia delle Entrate Befera concorda che è ingiusto far pagare gli interessi sui ritardi provocati dalla stessa Agenzia nell’esazione. Interessi del 12 per cento. Composti.
Dev’essere un personaggio sbagliato lo Scrooge dickensiano: l’usuraio è uno che non fatica, ha una rendita di posizione.

Finisce a coda di pesce Napolitano. Come in tutte le vicende della sua lunga storia politica. Di fronte a un Pm che voleva incriminarlo con le intercettazioni non ha esitato ad adire la Corte Costituzionale. Di fronte a una gip che palesemente viola la divisione dei poteri non ha nulla da dire. “Meglio non surriscaldare la questione”. Come se la chiusura dell’acciaio in Italia fosse una quisquilia. Solo legittima difesa, niente difesa dello Stato per questi statisti.

La légalité tue”, la legalità uccide, dice il francese. Ma l’uso che delle leggi fa Taranto - il procuratore Sebastio, la giudice Todisco – è peggio: non al servizio della giustizia ma dei loro poteri, al coperto della solita “questione di principio”. Un qualsiasi giudice può distruggere a suo arbitrio mezzo paese.

L’Ilva, l’acciaio italiano, è un fatto. Discutibile, l’industria non piace, ma è un fatto non sopprimibile. Come sono niente al confronto i Passera e i Napolitano, al confronto dell’acciaio, e di una giudice sovrana.

L’acciaio a Taranto ha pochi sostenitori. Così come pochi nemici, i più sono ovviamente indifferenti. Ma i nemici, nei giornali, nelle tv, sono quelli che ancora si commuovono alla “dismissione” dell’acciaio a Bagnoli.

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