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mercoledì 3 luglio 2013

Letture - 142

letterautore

Autofinzione - È tribunalizia. L’autore la pratica nel senso che è in guerra con qualcuno-qualcosa, e se ne approfitta per regolare i conti senza contrasto o contraddittorio.
È una narrativa per questo cumulativa - ripetitiva, ossessiva - e senza chiaroscuri. Quasi un’oratoria.
Anche il punto di vista è quello dell’oratore sul palco che incontestato – più eloquente naturalmente – soliloqueggia. Arringando un pubblico preventivamente favorevole, per un qualche motivo,  contro i suoi nemici-fantasmi. Alla tribuna politica, di giustizia, letteraria, ora che usano le letture in pubblico e i festival.

Nicholas Blake – È lo pseudonimo, per una serie fortunata di romanzi gialli che tuttora si ristampano, del poeta laureato inglese – il poeta della regina - Cecil Day-Lewis. Di cui non si ricorda altro. O no: è padre dell’attore Daniel Day-Lewis.

Caratterista – Una chiave del successo di Montalbano è l’uso dei caratteristi. Di cui nel cinema nazionale si è perduta la funzione: attori-maschere di un solo personaggio, o meglio interamente calati nel personaggio, quasi senza nome, comunque senza glamour. La commedia all’italiana deve loro molto, Fellini ne faceva largo uso. Zingaretti è felice, anche contro la verosimiglianza del momento, quando ha di fronte il caratterista, che più spesso nei gialli di Camilleri è donna: involontariamente sorride, fa finalmente teatro e non reality.

Kafka – Comico? È la tesi di Kundera. Del resto l’aneddotica vuole che la lettura del “Processo” agli amici Kafka la facesse ridendo, e facendo ridere gli amici. Kafka satirico è una lettura congrua. Più rispondente comunque di quella messianica di Max Bord, da ebraista neofita.

Lettura – In “Quattro chiacchiere sul romanzo”, che poi sono un saggio, “A gossip on romance”, con cui intervenne nel 1880 nel dibattito sul romanzo tra Henry James e Walter Besant, Stevenson ha un attacco fulminante sul senso della letture: “Se qualcosa si può chiamare col nome di lettura, dev’essere un’operazione assorbente e voluttuosa; dovremmo godere su un libro, esserne innocentemente rapiti fuori da noi stessi, ed emergere dallo scrutinio con lo spirito pieno della più affollata, caleidoscopica danza di immagini, incapaci di dormire o di un pensiero concluso. Le parole, se il libro è eloquente, dovrebbero scorrere da allora nelle nostre orecchie con il fragore dei flutti, e la storia, se è una storia, rifrangersi in un migliaio d’immagini colorate all’occhio”.

Manzoni – Manca nella sua anamnesi la sicura derivazione delle turbe psicologiche costanti dal peccato. Dal senso del peccato, poiché lui non ne commise e sempre fu virtuoso. E dal peccato allora e per lui, milanese più di ogni altro, sempre e soltanto sessuale – il romanzo è centrato sul sesso.
Le sue turbe nervose vengono ricondotte e risolte nell’agorafobia. A motivo della loro prima manifestazione, a piazza della Concorde a Parigi il 2 aprile 1810 nelle feste per la nozze di Napoleone in casa d’Austria. Sottacendo il fondo irrisolto della sua sessualità, padre di tanti figli poco amati, marito di donne che lo veneravano per il genio, figlio di una “dissoluta”, per i costumi dell’epoca e la fama, e tanto più a Parigi, teatro delle prime turbe, e di un padre incerto.
Lui stesso, per quanto immaginabilmente (comprensibilmente) rimuovesse, aveva dei dubbi: “Vedo molto bene che l’immaginazione ha un grosso ruolo nei miei timori, ma questo nemico non basta conoscerlo per averlo vinto”.

Romanticismo – Più spesso è sentimentalismo. La differenza non si fa per derivazione del sassone. Che si vuole “più” preciso ma in questo caso non lo è.

Scrittura – È quella delle scuola di scritture. Senza profumo, senza fumo. Ordinata e grigia, come il vestito da ufficio. Da due generazioni ormai. La tecnica lo è. La lingua. Perfino le tematiche, il genere grand hotel internazionale – non più sull’abisso. Le scuole promuovono molti scrittori. Ma si editano solo autori delle scuole di scrittura.
Si lamenta in Italia l’assenza dell’agente letterario, ma la scuola di scrittura, benché costosa e esclusiva, ne è efficiente surrogato: si editano un gran numero di opere prime, e anche seconde.
La scuola di scrittura opera anche da comunità di lettura. Con estensione alla categoria (le scuole di scrittura tutte insieme), e in funzione di supporto (presentazioni, recensioni).

Sherlock Holmes - “Romanzesco, interessante conandoliano” si voleva C.E.Gadda, proprio lui (intr. a “Novella Seconda”): “Non nel senso istrionico, ma con fare intimo e logico”.

Storia – “Non abbiamo un solo libro sull’azione del Kgb in Italia”, lamenta Piero Craveri sul “Sole 24 Ore” l’altra domenica, “mentre per altri paesi europei e della Nato interi scaffali”. Per l’Italia dove il Kgb fu il più attivo, con Secchia e i suoi epigoni, specie a Praga, con Moretti e le sue Br, e con vagonate di pellami, oro, dollari e skorpion. Le fonti non difettano. C’è un censore? Occulto?

Tantissime storie si ordiscono di complotti, ma nessuna del Kgb.

leterautore@antiit.eu

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