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domenica 30 giugno 2013

La trilogia italiana nella tebaide ambrosiana

C’è tutto quello che ci vuole, in questo primo pezzo della “nuova” trilogia sessuale. In più è nazionale. Ha Venezia come sfondo. E un prezzo onesto, giusto per la carta, la colla, il distributore. Ha pure colori vivaci, attorno al melograno, invece che bigi. Gli ingredienti sono giusti insomma. Lui è cuoco gourmet, più in di così – il secondo pezzo s’intitola “Io ti sento”, il terzo sarà “Io ti gusto?” Irene non è pseudonima. I riempitivi non sono tediosi, non sempre. È pure conciliante, senza brutalità, masochismi, sadismi: di un maestro che insegna il piacere. Ma arranca in classifica - dietro l’“altra” trilogia, per colmo, seppure vecchia di un anno.
Non decolla nemmeno nella sociologia della letteratura settimanalistica. Ci sarà un motivo. Il sesso dev’essere allogeno, di fuorivia? Succedeva all’Est, che in Polonia le donne erano ungheresi, e in Ungheria rumene. Ma allora sarebbe un caso di persistenza sovietica, del socialismo reale. O il marketing Rizzoli è inferiore a quello Mondadori? Ma dovremmo dare ragione sempre a Berlusconi. Eco non ci illumina, D’Orrico nemmeno, che pure fanno parte della stessa squadra. L’autrice-tentatrice è giovane e appetente, ma non sarà caduta nella tebaide? Tutti monaci, castrati, in questa Italia dopo Monti ambrosiana? La trilogia veramente nuova non dovrà essere delle beghine?
Irene Cao, Io ti guardo, Rizzoli, pp. 351 € 5

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