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martedì 2 luglio 2013

Secondi pensieri - 145

zeulig

Amore - È femminilizzato. Eva Illouz, “Consuming the Romantic Utopia”, ne faceva un campionario già quindici anni fa, sull’uso esteso di una semantica rovesciata: tutti termini e modi femminili per vivere e descrivere l’amore, tesoro, caro, carino, intimo, calmo, confortevole, dolce, o lieve. Un “arsenale” romantico (ma più sentimentale) che porrebbe la relazione, e l’uomo nella relazione, nella sfera sentimentale femminile.
Ma forse l’amore ora è semplicemente domesticizzato. Nel’epoca in cui la famiglia (la relazione stabile) viene invece dismessa, si può aggiungere: l’amore, quindi, si femminilizza nel senso che si assottiglia, evapora. Ma in linea con l’ordine ora dominante dell’economia domestica feminilizzata. Una volta lo era nel silenzio patriarcale. Ora nel cinguettio femminile. 

Autorità – Da distinguere dall’autocrazia – si può dirne l’opposto. Dall’esercizio cioè del potere,  che inevitabilmente è duro, monocratico.

Condizione umana – È gratuita – fuori dalla Germania, certo. La morte è certamente l’esito della nascita, ma la nascita imponderabile e impagabile.

Corpo – Il Duemila ha fatto sparire l’uomo. Di cui si era tentata la femminilizzazione, nella pubblicità, nella moda: luci soft, colorazioni lievi, languori, onirismi, morbidezza, depilazione totale. Ora viene ingrigito e coperto, dal pelo e dai tatuaggi. Mentre il corpo femminile dominante si fa muscolare: nel balletto, al cinema, nella pubblicità la figura diafana e morbida cede ai volumi, alla plasticità, del gesto, delle masse, e al performativo (sportivo, acrobatico, scientifico). Nel gesto, nell’illuminazione, nel taglio prospettico.

Dio – Per la Bibbia è un confusionario. Subito, al Genesi” 11, 1-9: preoccupato e invidioso del linguaggio comune tra gli uomini. Fu per questo che fece della città e della torre che dovevano celebrare l’unità il luogo che sarà chiamato babel, confusione.
Dio invidioso è un problema. È un peccato capitale. Ma non si può far finta di nulla.

Economia – Era del buon padre di famiglia, da Leon Battista Alberti ai suoi referenti classici. Oggi di direbbe della buona madre.

Ineguaglianza  - È la passione dell’epoca – c’è una “passione dell’uguaglianza”, ce n’è una dell’ineguaglianza. Non dichiarata ma esibita: nel commercio, nelle leggi,nell’opinione, e anche nella filosofia. Partendo semplicemente dall’Altro, e il Diverso.

Internet – Ci fa tutti Bovary. Perduti tra il principio di prestazione (produttività) e la rêverie sentimentale. Il tutto squadernato  (contemporaneo, accessibile, appianato), nell’età che si vuole della pubblicità, è una scena morbosa, di guardoni e guardati. In cui il voler essere si scioglie nell’esistere, l’infinita possibilità del tutto, anche gli affetti e gli affari, che allenta ogni tensione, e quindi ogni sviluppo. Semplicemente occupa il tempo, che intanto è passato. “Un chiasso straordinario” lo dice Butor. Ma non indifferente. Più che formare o informare, occupa e svuota – lascia stanchi, cioè inerti. È come se Sherlock Holmes accumulasse dati e lì li lasciasse.
Una “scienza” non assiomatica, certo, ma nemmeno deduttiva – né ermeneutica, narrativa, poetica. Rappresentativa di se stessa. Un’“arte” non costruttiva.

Logica – Si vuole illogica. Non c’è un sentiero diretto nel pensiero, da a, economico. Il filo si svolge contorto e dispersivo. Massimamente nelle questioni di logica, ghiommeri praticamente inestricabili.

Peccato - Torna col sesso la concezione autoritaria, del peccato come trasgressione al potere. Senza l’offesa (violenza, prevaricazione) che è la condizione del crimine legale. Il crimine è qui la libertà del soggetto di fronte all’autorità, sia pure negli interstizi – l’autocrazia si vuole invasiva, totalitaria. La trasgressione all’ordine del potere, del divieto integrale come manifestazione del potere. L’ordine in sé e per sé, senza giustificativo e non risarcitivo (riparatorio), tipico delle sacrestie (puritanesimo, controriforma), e dei totalitarismi.
Una concezione non costante nella storia. Nello stesso giudeo cristianesimo. Anche ultimamente in Italia, nel contrasto, all’interno della chiesa, tra la concezione più largamente politica della vita privata e sociale del cardinale Ruini e quella confessionale, chiusa, della chiesa ambrosiana, dei cardinali Martini e Tettamanzi. Ma una concezione totalizzante: non c’è scarto laico, in questa materia, rispetto al magistero confessionale.

Tempo – “Il tempo è scaduto” è un errore logico e forse una frase fatta, il tempo non scade mai. Ma non si può volere una cosa e il suo contrario: il sole e la tempesta, la compagnia e la solitudine, l’io e l’amore, la morte e la vita. Non insieme, non per indecisione. Il tempo non sopporta i rinvii, non si ferma. Ha pazienza limitata. E forse è impositivo. Correzionale, una sorta di guardia carceraria, ma non senza ragione.
Lo stesso l’ambiente: le cose e le persone circostanti. Pazienti e disponibili quanto si vuole, rispettosi di una decisione che può essere solo propria, personale. Ma una decisione.

Uguaglianza - Resta celebre in Francia, per non essere celebrato e anzi dimenticato, lo storico Furet.  Che ha ristabilito, dopo due secoli, la verità della Rivoluzione francese. E più in generale la verità delle rivoluzioni. Da vecchio comunista essendo andato a fondo della parola e della questione. Sulla riscoperta, anche, di Tocqueville in appoggio a Marx. Analizzando l’egualitarismo, nazionalismo compreso, o “passione dell’uguaglianza”, di cui ha scoperto il fondo passionale più che economico, e per questo estremista, violento. E finendo per (o tornando a ) legare la democrazia indissolubilmente al capitalismo – in singolare parallelo in entrambe le evoluzioni, una generazione prima, con Luciano Canfora.

zeulig@antiit.eu 

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