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venerdì 9 maggio 2014

Stupidario hobbesiano

“Vedere un male altrui è piacevole. E piace non perché è un male ma perché è altrui. Da ciò proviene che gli uomini siano soliti accorrere allo spettacolo della morte e del pericolo altrui. Analogamente vedere un bene altrui è molesto, non tuttavia in quanto è un bene, ma in quanto è altrui” (Hobbes (“De Homine”, XI, 12)

“Ricevere un bene è meglio che non averlo perso. Quindi, essere convalescente è meglio che non essere stati ammalati” (Id.,  XI, 14).

“L’ozio affligge. La natura non sopporta né spazio né tempo vuoto” (Id., X, 15).

“Vado dunque a tentare di provare i seguenti principi:
Che il soggetto al quale il colore e l’immagine sono inerenti non è affatto l’oggetto visto.
Che non c’è realmente fuori di noi niente di ciò che chiamiamo immagine o colore” (Hobbes, “Della natura umana”, II, 4).

“Gli anziani sognano più spesso e più penosamente che i giovani” (Id., III, 2)

 “La passione del riso è un moto improvviso di vanità, prodotto dalla percezione improvvisa di qualche vantaggio personale, a fronte di una debolezza che rimarchiamo nello stesso tempo negli altri” (Id. IX, 13).

“Essere continuamente sorpassato, è disgrazia.
Sorpassare continuamente quello che precede, è felicità.
Abbandonare la corsa, è morire” (Id., IX,15)

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