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sabato 9 agosto 2014

Fine processo mai

Si discute della prescrizione, di ridurre le lunghezze dei processi, e questo ha messo i giudici di malumore. Sia quelli che fanno i Procuratori della Repubblica, i pubblici accusatori, sia i giudicanti. I Procuratori perché per loro è un diritto acquisto prolungare le indagini a tempo indefinito invece che entro i sei mesi di legge.
I giudici vorrebbero, e si sono per questo organizzati a dare battaglia in Parlamento, allungare i termini della prescrizione e non ridurli. E\o congelarne il decorso dopo una sentenza. Giudici come si vede che non hanno nessuna coscienza del loro ruolo sociale, e nei confronti delle vittime, degli accusati, degli accusatori. Di un’insensibilità peraltro radicata: la pretesa è incostituzionale, ed è assolutamente contestabile alla Corte Europea, ma si radica nello scempio del cosiddetto nuovo codice di procedura penale che una ventina d’anni fa introdusse il rito accusatorio. Uno scempio patrocinato dalla Cassazione e dal Csm.
Il “nuovo codice” dà ai Pm sei mesi per condurre le indagini. Ma si contano i casi in cui il temine è stato rispettato. Il codice prevedeva il prolungamento delle indagini per due volte sei mesi per ragioni particolari, e il termine quindi si è di fatto prolungato a diciotto mesi, tutti essendo casi particolari. Siamo già a un quarto circa dei tempi di prescrizione. Un altro quarto, se non due quarti, i pm se lo prendono con un trucco: poiché il termine di sei mesi per le indagini decorre dal momento in cui si indaga su una determinata persona, i pm non ne iscrivono il nome nell’apposito registro, lo fanno il più tardi possibile. Ma questo non ferma il decorso dei termini della prescrizione. Per cui per il processo vero e proprio restano non più di 24-12 mesi: il dibattimento ai affretta, i diritti della difesa si conculcano, il giudice decide fuori dal dibattimento stesso.
Omettere l’iscrizione di un indagato nell’apposito registro è un reato duplice: omissione di atti d’ufficio e inosservanza dell’apposita norma del codice di procedura. Ma la Cassazione, più volte investita della questione, più volte ha statuito che le Procure della Repubblica sono “sovrane”, possono fare quello che vogliono. Che sembra bizzarro e lo è, ma è la giustizia.     
Facendosi scudo dei tanti giudici martiri, di mafia o del terrorismo, e dei due o tre che lavorano, la giustizia si fa un privilegio della neghittosità. Oblomoviana, meglio belacquiana, dal Belacqua della “Divina Commedia”. l’accidioso., il pigro. Furba. Si vede dal trucco di farsi scudo di Berlusconi e le sue tante prescrizioni, per passare in massa per martiri, quando sono milioni invece i processi in cui i ritardi producono danni. Milioni ogni anno. Ritardi, va ripetuto, illegali, benché coperti dalla Cassazione e dal Csm. E impunita: senza mai un’autocritica.
Questa “riforma” non si potrà non fare - riportare la gestione della giustizia dentro la legge. Ma l’opposizione dei giudici non è senza importanza: sicuramente troveranno altri mezzi per non lavorare.
Fra tutti i blocchi che hanno indebolito e retrocesso l’Italia in quanto economia - produzione di ricchezza - il menefreghismo dei giudici è stato certamente il maggiore. Si potrebbe anche argomentare che non sarà tra molto che l’Italia non avrà più di che pagare i privilegi dei giudici. Ma è retorica che non attacca: il giudice resiste, resiste, resiste. 

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