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venerdì 22 giugno 2018

Il populismo non è un'opzione

La rivista americana “The Atlantic”, uno dei media più atttivi contro Trump, fa la storia dell’ingegnere cinquantenne licenziato dalla Cbs per ristrutturazione – “niente di personale”, dopo venti e più anni di premi e riconoscimenti. E da allora senza lavoro. Anche se ha una muttua privata e quindi costerebbe poco. Le poche volte che ha bucato i silenzi aziendali si è visto preferire candidati giovani. Mentre la sua figlia ventenne, che pure ha molti titoli, trova “solo imprese che non vogliono occuparla direttamente, e non le pagano il salario base e i benefici sociali”. Un storia comune, negli Usa e in Europa, e anche elementare – “The Atlantic” non ne coglie il senso, riducendolo a caso umano, per i belli-e-buoni da lacrimarci sopra, e questo è parte del problema: si mette fuori mercato il cinquantenne produttivo, ma protetto (ancora) dalle leggi, a favore di ventenni senza protezione da tenere al guinzaglio come precari. Perché l’ingegnere e sua figlia non dovrebbero votare Trump? La verità è semplice: il mercato nei paesi sviluppati, o Occidente, o asse atlantico, è senza regole e senza futuro (il futuro si costruisce). Si creerà pure lavoro, come vantava Obama, ma per accumulare reddito e non per distribuirlo. La globalizzazione è stata ideologia americana, tardi anni 1970, cristallizzata dieci anni dopo in Cina col sacrificio di Tien An Men. Ma è l’ideologia delle multinazionali, che nel mercato globale hanno trovato un “esercito del lavoro” inesauribile. Una chiave semplice per scardinare il mercato occidentale del lavoro, e la distribuzione del reddito. Si può passare alla Francia. Dove la faccia di Macron, l’impersonificazione dei belli-e-buoni, vuole imporre un mercato senza regole. Lo stesso Macron non passa giorno che non deprechi gli italiani populisti. Ma se i francesi potessero votare oggi, non voterebbero Le Pen o altri populismi analoghi – anche se il presidente bello-e-buono prende gli immigrati a randellate? Votare Trump non è segno di grande disperazione? O Salvini e Di Maio, giovanotti di nessuna esperienza e così poco affidabili. Si discute del populismo, cos’è, come si classifica. Con troppe opzioni finora. Forse perché il fatto è inclassificabile. In Italia è palesemente una non scelta: un ripiego. Si vota alla cieca, pur di non votare i soliti noti. Non senza ragione, si direbbe: che gli analisti politici e i media non se ne rendano conto è parte del problema, viviamo sotto un’ideologia soffocante. Libera, liberissima, e letale,. Si può dire il populismo il sintomo di una non scelta. Si è fascisti per un credo, rivoluzionario-controrivoluzioanrio. Si è populisti per non avere rimedio, per disperazione

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