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mercoledì 8 gennaio 2020

Le trombe degli ayatollah

“Fuori le truppe Usa. Ma i soldati italiani vogliamo che restino”, si fa raccontare il “Corriere della sera”, con grandi titoli, da un rappresentante sciita iracheno filo-iraniano. Pronti, e subito partono, pochi minuti dopo, dall’Iraq, i missili iraniani contro i soldati italiani.
La fede negli ayatollah resta intatta, malgrado proclamino la taquiyya, la dissimulazione. C’è bisogno di fede?

Rampini, sa che cosa è in gioco tra Iran e Iraq, e ne capisce (lo spiega nei collegamenti tv), così come sa della re-direction  della politica estera americana (idem), si arrampica sugli specchi ogni giorno sul suo giornale, “la Repubblica”, per consentire titoli sull’America avventurista e isolazionista, sul pazzo Trump eccetera. Per leggerlo bisogna pagare, ma vale la pena – per esempio oggi:

Perché “la Repubblica” – ma anche il “Corriere dela sera” e “Il Messaggero” (giusto “La Stampa” sa e dice quello che succede) – dà ragione a Suleimani, che era un capo terrorista, e agli ayatollah, che sa essere un regime clericale e vessatorio. Anzi, malgrado le finte elezioni, una dittatura. Dura: solo nel mese di dicembre ha fatto più di un centinaio di morti nelle sue città. In odio a Trump? Non basta. Perché a favore dell’islam più folle, risentito come tale dagli stessi mussulmani?

Si fanno le bucce in Italia anche nel caso dell’Iran a Trump e agli Stati Uniti in ogni piega, come una minaccia alla pace, in nome dell’Europa, mentre l’“Europa” ha la guerra alle porte dell’Italia, in Libia, e ingovernabile, e non se ne cura. Anzi, ha una guerra promossa da un generale ottantenne creato dalla Francia del liberale Macron, che vuole la Libia solo per consegnare il paese alla Francia. Sottraendolo al legame privilegiato ormai secolare, nel male e nel bene, con l’Italia. Ma di che stiamo parlando?

Il Tg 1 è perfino imbarazzante, con i suoi corrispondenti intenti a denunciare Trump e l’America, e a santificare gli ayatollah. Sono tristi, con una smorfia alla bocca, e gli occhi come iniettati di qualcosa – la cattiva coscienza, l’odio?
Si fa vedere Persepoli, per i distratti come già distrutta dagli statunitensi...

Gli ayatollah, politicanti col pelo sullo stomaco alto quanto l’Himalaya, che si fanno venire la lacrima in piazza al funerale del generale Suleimani, fanno ridere. Ma non i nostri tg. Inteneriti.
Lo sciismo prega piangendo, con le lamentazioni. Ma le lacrime erano da vedere.

Anche le folle oceaniche schierate, in una Teheran che diffida degli ayatollah in ogni angolo, fanno fremere i nostri tg. Basta poco – Mussolini li avrebbe stregati (e lui non “spostava” le masse, nelle varia piazze da ripresa).

Gli ayatollah che piangono hanno fatto almeno cento morti nel solo mese di dicembre, l’altro ieri, nelle oltre cento città insorte contro il raddoppio del gas e della benzina. Bloccando i cellulari e internet. Gente semplice, sentimentale quella delle manifestazioni, buoni credenti delusi. Confrontata dal generale Suleimani, col fuoco dei “volontari” delle sue formazioni speciali.

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