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venerdì 4 dicembre 2020

Ombre - 540

Parte il “cashback” a dicembre? Quando? Sarebbe semplice dirlo, ma non si sa - forse per l’Immacolata. Come ci si iscrive al programma “cashback”?  Che non è semplice – nemmeno per i “nativi digitali”. Sono tutti i caffè, i commerci, i siti online (i siti online, dove i pagamenti si fanno solo per carte di credito, non possono concorrere) pronti a gestire un sistema di pagamenti radicalmente nuovo? Il fatto più rilevante per le abitudini nazionali prende poco o niente spazio, rispetto a Conte e Di Maio, e Salvini. L’informazione non vuol essere informazione.
 
Azionisti Unicredit da tanto a niente: dai dividendi solidi, con buy back di rinforzo al titolo, all’acquisizione forzosa del Monte dei Paschi. Tutto in pochi minuti, nella disattenzione. Come se niente fosse, l’avvelenamento della prima o seconda più grande banca italiana con l’iniezione di Mps.
 
Si liquida Unicredit con la regia del Tesoro. Solidamente in mano al Pd, a Gualtieri con l’impavido Padoan. Non si può dire nemmeno un maleficio del malefico Grillo. Ma nemmeno del fu partito dell’“abbiamo una banca”. No, è il solido vecchio partito del potere, del comandare è meglio che godere. Dei vecchi, confessionali, Dc tournés  Democrat: un altro Andreotti, vicepresidente, con le fondazioni ex casse di risparmio venete e torinese – e con la Banca d’Italia? S’innesca una crisi di proporzioni incalcolabili. Ma come non detto.
 
“Siamo nell’unica regione al mondo che destina il 70 per cento del suo bilancio alla Sanità, con risultati fallimentari”. E: “Quando ho visto che girava la candidatura di Rosy Bindi (a commissario alla Sanità in Calabria, n.d.r.) mi sono messo le mani nei capelli: da lei è iniziato lo slittamento verso il privato”. La tragedia – della Calabria da un quindicennio e dell’Italia nel contagio - è tutta qui. Ci volevano un senza patria come Gino Strada e un cronista non corretto come Smorto per dire queste semplice verità, su “la Repubblica”.
 
La privatizzazione della sanità, opera della sinistra Dc, a favore delle assicurazioni, e dei “compagnucci della parrocchietta” delle cliniche, ha portato alla catastrofe, che Strada sintetizza efficace: “Il pubblico ha perso, i servizi sanitari sono stati depauperati, chiusi gli ospedali, tagliato l’organico. E gli stessi medici si sono trasformati in imprenditori di se stessi, all’interno degli ospedali”.
 
Le ricchezze dei ricchi si moltiplicano da qualche tempo per effetto del basso costo del denaro, che alimenta i boom di Borsa, e di conseguenza gli attivi finanziari. Non è questo il problema della disuguaglianza, spiega Alberto Mingardi, il direttore dell’Istituto Bruno Leoni,  su “L’Economia”: il problema è la “distruzione di competenze, socialità e formazione” per effetto del lockdown – che ormai, si può aggiungere, prenderà un ano, almeno uno. Gli effetti sono pesanti sull’apprendimento, e sul lavoro: “Il Covid ha aperto una voragine fra coloro che hanno un reddito garantito, in larga misura perché lavorano per lo Stato, e tutti gli altri”. Come tra chi ha una famiglia che supplisce alla scuola, e chi non ce l’ha. Che ha perso un anno, e gli stimoli. Ma di questo non si parla.
 
“Non abbiamo mai fatto tagli al personale”, spiega a “L’Economia” il ceo di Crédit Agricole in Italia, Giampiero Maioli. Che vanta: “Sì, dopo 15 acquisizioni siamo italiani”. Quindici acquisizioni senza licenziare nessuno – anzi con “assunzioni giovanili, skill digitali e tecnologiche”. Forse i francesi governano in Italia perché ci sanno – le banche in Italia sopravvivono eliminando personale.

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