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lunedì 5 febbraio 2024

La pubblicità è facile facile

Taylor Swift, che il mercato ora decreta recordwoman  del pop per il quarto o quinto anno consecutivo,  si era illustrata, oltre che per l’avvenenza, per far aumentare il pil con i suoi concerti.
Uno anno fa il primo esperimento: i suoi concerti, due, fanno aumentare di un punto il pil della Svezia. Vero o falso? Non si può sapere – a nessuno interessa veramente. Ma è una novità facile facile di tecnica pubblicitaria, promozionale. Di enorme impatto, in automatico, in tutto il mondo, a tutti i livelli di attenzione. E non costa nulla. Poi ha aumentato di 3.600, o 3.880 (l’esattezza ci vuole) miliardi di dollari il pil degli Usa. Vero o falso? Ma la promozione non si ferma: ora la ragazza in gambe farà il presidente degli Stati Uniti, votando Biden – il suo annuncio è un endorsement decisivo. Male non fa, la promozione è l’anima del commercio, ma la politica?
C’è una penetrazione ubiqua  delle tecniche promozionali e di relazioni pubbliche. Sull’onda  dell’invasione dei messaggi dichiaratamente pubblicitari in tutte le forme di comunicazione sui social, le mail comprese che pure dovrebbero esser e private e protette (Google è un padre-padrone esigente). Si veda la campagna pro Ucraina, anzi le campagne pro Ucraina, inglese e americana, inventive e accattivanti, ogni giorno da due anni ormai. Che affiancano ai vecchi temi delle notizie di guerra (bambini morti, asili, scuole, ospedali, mercati) una serie vastissima di immagini, più o meno significanti, di attacchi vittoriosi, bandiere al vento, resistenze eroiche.
Ma c’è un affinamento delle tecniche. Dalla ricetta facile: lasciare campo libero alla fantasia, solo la “narrazione” conta. Si veda, in piccolo, per il film di Paola Cortellesi, “C’è ancora domani”. Modesto, malgrado il finale a sorpresa, e quasi intimistico, malgrado si racconti Roma occupata, a fine guerra. Diventato il film dell’anno, grazie a una promozione tanto acuta e insistita quanto semplice: ogni giorno social occupati da una story. Un giorno un ricordo familiare, un altro le location, un altro alcune vedute di Testaccio, il quartiere del film, o l’MP americano. Senza strafare ma con diligenza, un messaggio ogni giorno per un mese, un mese e mezzo, quanto il film è riuscito a durare in sala.
La tecnica non è nuova. Se ne giovava per esempio lo scià di Persia: ogni giorno una notizia “benefica” andava fornita ai giornali e alla tv per illustralo positivamente. O più recentemente W. Veltroni quando era sindaco di Roma: ogni giorno faceva o diceva una cosa che gli meritava di necessità l’attenzione dei media – anche dotare una ragazza povera. Con i social è più facile.
Con i social la persuasione occulta è diventata “il” messaggio. Facile, praticabile con poca applicazione – il “caso Ferragni” è significativo al contrario: di come somme enormi sono state e sono spostate con superficialità. E di nessun costo: basta lanciare ogni giorno un messaggino, anche modesto, modestissimo. Lo stesso con la propaganda di guerra: basta ogni giorno un’aggiunta minima alla “narrazione” – un reminder, un richiamo. Che inevitabilmente, prima o poi, coinvolgerà. Anche i più recalcitranti o distratti.
Non è uno sviluppo positivo - accumulativo, di crescita. È dispersivo – di spreco, di risorse e attenzione (buona volontà), di perdita. Ma il problema non è la produzione, l’industria della persuasione occulta, il problema è alla ricezione, scesa a liveli bassissimi, basta niente per eccitare il recettore\consumatore. Perché, chi è poi Taylor Swift, che fa?

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