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venerdì 9 febbraio 2024

Povere attrici, premio Oscar

Il cervello di un feto, trapiantato su una donna resuscitata da un chirurgo abile e pazzo (il feto di una donna incinta suicida trapiantato sulla madre), crea una strana combinazione: un corpo adulto con un cervello in sboccio. Quindi lallazione, gattonamento, camminata rigida e prime esperienze. Che toccheranno l’affettività (l’inaffettività: il bambino, senza la famiglia, non è “empatico”, come si dice spesso qui, anche se siamo in un fine Ottocento), il senso e valore del denaro, e soprattutto il piacere sessuale. Quindi pratiche onanistiche, poi con un amante focoso, ma anche lui fino a un certo punto, e infine in un bordello, dove, altra scoperta, insieme col piacere ripetibile senza limiti, si guadagnano soldi.
È il film più visto in sala anche in questa settimana di Sanremo - con un incasso di 6 milioni, il secondo film più visto questo inverno dopo Cortellesi. Eccezionalmente proibito ai minori negli Stati Uniti – in Italia ai minori di 14 anni. Ma si vede come un film per ridere, forse: il pubblico, prevalentemente di ragazze, ride. Forse perché impone a Emma Stone, oltre le rigidezze facciali, muscolari e psicologiche, una grossa fatica. Si direbbe da pornostar, anche se fredda - la moltiplicazione delle “posizioni”, con i tipi più orridi, non ne altera l’inespressività da manichino.
Un grosso impegno comunque s’impone allo spettatore per la protagonista. Per la fatica dello sguardo sempre inespressivo, oltre che per le posizioni. E per le scenografie, tanto appariscenti quanto false – fantasiose: le riprese sono avvenute nel vuoto, di attori soli con le loro maschere e i loro costumi, e rigidi come manichini: le ambientazioni, tutte sontuose, enormi, dettagliatissime, sono digitali, fantasmagorie create in post-produzione.
È il secondo o terzo film di Lanthimos che spernacchia le donne. Scritto anche questo con lo sceneggiatore Fred McNamara - invece dell’amico Philippou con cui aveva fatto i primi film della sua rapidissima ascesa, dieci anni o poco più, quelli “greci”. Ma ambitissimi dalle attrici, che s’imbruttiscono per farli. Olivia Colman per il precedente, “La Favorita”, su un stolida regina inglese, Anna, e le sue favorite – tra cui Emma Stone. Emma Stone in questo, immancabile in ogni scena. Forse perché a premio. Coppa Volpi per Olivia Colman nel 2017, e per Emma Stone alla scorsa Mostra di Venezia, Oscar per Olivia Colman, un dozzina di candidature (la più “sicura” è della protagonista) agli Oscar quest’anno.
Coppa Volpi anche la moglie di Lanthimos, Ariane Labed, nel remoto 2010, dalle mani di Quentin Tarantino.
Jorghos Lanthimos, Povere creature! (Poor things)

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