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martedì 6 febbraio 2024

Un po’ di fascismo ci vuole al comunismo

Ci fu tra i comunisti chi si consolava, “non moriremo democristiani” (Luigi Pintor sul “Manifesto” nel 1983, quando la Dc perse il  per cento, e i servizi cominciarono a preparare “Mani Pulite”), c’è chi assolutamente vuole morire comunista, anche a costo di crearsi trappole e inganni. Canfora, che è stato pamphlettista di gusto, otre che filologo robusto (sua la contestazione vent’ann fa dell’autenticità del “papiro di Artemidoro”, avallata da Settis e altri studiosi), e che del fascismo tutto lascia credere abbia conoscenza anche storica, non fa mancare la sua stessa pietra al martirio. Al martirio invocato: che il fascismo avvenga, si legge tra le righe di questa sua perorazione – come di altre recenti, di Michela Murgia, perfino del disincantato Eco.
Il fascismo storico non gli manca – Canfora alla fine è uno storico. Sa anche che ebbe un ruolo importante tra le due guerre, in “Occidente”, diretto e indiretto. Diretto sugli stati e staterelli europei e viciniori. Indiretto sulle potenze, già allora, dell’“Occidente”, Gran  Bretagna e Stati Uniti. Fino all’impero, l’Abissinia, l’Asse, l’antisemitismo - all’alleanza con Hitler, proprio lui che di Hitler e del razzismo tedesco diffidava da sempre (a differenza, per esempio, della Gran Bretagna). E oggi, che c’entra? C’è violenza, bellicosità, razzismo? No, ma il fascismo serve, anche al filologo, per tenere in piedi il vuoto antifascista, la ritualità - che ha soffocato la sinistra politica, una qualsiasi idea o proposta, dietro il comodo arrocco del fascismo in agguato. Roba da mezzo secolo fa, anni 1970 - Canfora non è cresciuto?
Luciano Canfora, Il fascismo non è mai morto, Dedalo, pp. 96 € 13

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