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Cronache dell’altro mondo – populiste (373)
Il tour “Fighting Oligarchy” delle vedettes
democratico-socialiste Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez ha avuto poco
successo. Il sindaco eletto di New York Zohran Mamdani, altro socialista, è
invece passato dall’1 per cento dei primi sondaggi a oltre il 50 per cento dei
voti alle elezioni, con la promessa di ridurre i prezzi alimentari e di
congelare gli affitti.
Uno dei grandi misteri dell'ascesa
del populismo, sia negli Stati Uniti che in Europa, è il motivo per cui ne abbia
beneficiato la destra politica invece che la sinistra. Per anni, i progressisti
americani hanno cercato di mobilitare il voto sulle disuguaglianze economiche. Senza
effetto. E si torturano: “Come è possibile che gi americani si arrabbino così
tanto con gli immigrati e non con i miliardari?”
La psicologia alla base del populismo
contemporaneo ha altre visioni. Il populismo odierno è una rivolta contro
le élites cognitive, non contro quelle economiche. Il suo fulcro è l’affermazione
del buon senso rispetto alle teorie intellettuali. Puntando su disuguaglianze e
oligarchia le sinistre puntano su astrazioni, un approccio che rischia più di
alienare che di coinvolgere l’elettore medio.
I
prezzi dei generi alimentari, o delle cure mediche, hanno un altro impatto che
i diritti. Un anno fa l’assassinio mirato a Manhattan di un dirigente dell’assicurazione
UnitedHealthcare ha innescato un incendio populista, scatenando una diffusa
venerazione per l’assassino, Luigi Mangione.
(Joseph
Heath, professore di Filosofia, “In Due Course”, post su Substack)
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