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Riconoscersi nell’irriconoscibilità, il paradosso del divismo
Piccoli ricordi, formato tascabile, di una vita in scena.
Di una professione il cui scopo non è affermarsi ma celarsi: “Non è la riconoscibilità,
ma esattamente il suo contrario”. O, come dell’attore dice Jeremy Irons, nella breve
postfazione di Mario Sesti, di una professione di precariato: “Abitare nella
vita di un’altra persna, a tempo determianto”. Di una persona, si può aggiungere,
che è un personaggio, variabile – un monumento d’aria, trasmutabile.
Prossimo ai settanta, Fabrizio Bentivoglio, “Fabrizietto”,
esuma ricordi gradevoli o utili. Per z
aneddoti rapidi, sapidi. Qualcuno stupefacente: l’idolo Volontè che non
si perde “La vera storia della signora delle camelie”, il film di Bolognini,
anche se nella lavorazione si manifesta un tumore al polmone, che opera
immediatamente.
Memorie d’esperienze anche, utili come lezione.
“Giorgio Strehler, quando vede un attore in difficoltà su una battuta, gli
chiede di tradurla nel suo dialetto d’origine e poi, dopo averne colto l’autentictà
del suono e del significato, di tradurla nuovamente in italiano mantenendo quell’impronta”.
O la messinscena originale della “Gatta Cenerentola”, 1976, irrecuperabile, se
non per pochi frammenti, vissuta come lezione del maestro Roberto De Simone – un
ricordo, in effetti, quella prima edizione, incancellabile.
Coi problemi del mestiere, dall’invisibilità alla ripetitività.
Ferruccio Soleri che per una vita fa l’Arlecchino di Strehler. O “fare cinema”.
“Un set cinematografico non ha quasi niente di sacro. Arrivi ore prima, vieni truccato,
vestito…. e poi parcheggiato in un camerino ad aspettare” che la “scena” sia pronta:
“Queste attese possono essere interminabili”, non si sa quando si va in scena, e
la scena “ha la durata di un ciak: pochi minuti, a volte secondi”.
Ma, poi, la “non riconioscibiltà” è il premio del
bravo attore, non la condanna: “Il vero obiettivo di un attore non è la ricoscibilità
ma esattamente il suo contrario – megliose ottenuta con poco”, un tic, un paio
di baffi, un’andatura. Un “paradosso del divismo” se ne potrebbe ricavare.
Il tutto qui sintetizzato raccontato nel volumetto
invece per fatti, arguzie, persone.
Fabrizio Bentivoglio, Piccolo almanacco dell’attore,
le Formiche, pp.pp. 139 €15
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