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La Manovra del nulla
I giornali si vendono, e non trovano compratori.
Se non esoterici – una famiglia greca, uno dei troppi figli del self-made
man Del Vecchio, qualche riccastro criptocorrentista. Perché, in realtà
cosa si vende, a parte bilanci in perdita, non colmabile? Una informazione nel
formato riforma Rai 1975, come messa in pratica da Andrea Barbato al TG 2, tutta
puntata sulla politica, la prima metà del giornale o del telegiornale. E quindi
pagine su pagine su ogni scena e fuoriscena di ogni partito e di ogni politico,
ora ccupate dai mostruosi self col telefonino, e le battute standard, lunghe dieci
secondi, quindici, trenta, su ogni questione, anche la più irrilevante o ininteressante,
che si decide sia “del giorno”. Come il pesce fresco ma di interesse per nessuno.
Oppure semplificatrici, e ripetitive, di temi e arcani specialistici, che
necessiterebbero invece di onestà, applicazione e cultura. Oggi le guerre,
p.es., o il tesoro russo all’estero.
Da qui l’irrilevanza del giornalismo,
dall’irrilevanza della politica – della sua politica, del giornalismo? Non se
ne può più, di sciocchezze. Tanto più si apprezza, ormai da tanti anni,
Mattarella, che parla invece con senso compiuto. Il suo segreto essendo che può
contare su
collaboratori esperti, un entourage
di prima qualità.
L’informazione come talk-show,
l’informazione come pausa tra le puibblictà, si fa pericolosamente, per la
politica e per gli elettori. Perché non abbiamo che la politica.
Che senso ha proporre e commentare le opinioni,
i detti, i gesti di politici che non sono nessuno e sanno ben poco? Con l’autunnale,
oggi, mania della legge finanziaria, che Scalfari ha imposto con “la Repubblica”,
nel suo generale rigetto della politica? Tre mesi di giornaliera tragedia sul
nulla, di nessun interesse per nessuno. Il normale fare e disfare parlamentare
proiettando sul lettore unicamente come letame aggiuntivo sulla montagna
maleodorante della politica. Un
tormentone insulso, noioso, irrilevante, per due e quattro e anche sei pagine, ogni
giorno, sul budget del governo per l’anno che verrà. Dopo una prima pagina,
sempre ogni giorno, da scoppio della guerra: “Tensione nel governo sulle
pensioni”, prima pagina giovedì del “Corriere della sera”, venerdì si ripete su “la
Repubblica”, “Caos nella maggioranza”, sabato sul “Corriere della sera” – e s’immagina
su “la Repubbica”: “Alta tensione sulla Manovra”.
La Manovra, maiuscola, come una divinità, o un lasciapassare per un giornalismo
che non sa che dire. E affastellamento di cose che non ci sono, e comunque non
interessano a nessuno. Ma proprio a nessuno – tanto più che la legge si farà, si è sempre fatta con ogni governo in 48 anni, bisogna
solo aspettare il 31 dicembre.
Stupidità di stupidità, ma spiega perché
è inutile leggere (comprare) il giornale.
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