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giovedì 18 dicembre 2025

Il vero racconto dietro il flauto magico di Mozart

L’ultima opera di Mozart è in realtà una non-opera, è un Singspiel, all’uso germanico: un teatro cantato, che alterna canto e recitazione. Comprensivo di arie, duetti, terzetti, quintetti, ma fondamentalmente recitato: un dramma o commedia in musica – qui piuttosto una favola.
Schikaneder, che fornì a Mozart il libretto, era uomo di teatro. Di giro, non di corte. Con un ruolo vario o tuttofare, di attore, adattatore (di Shakespeare, Schiller, Goethe), nonché autore in proprio, di drammi, operette e commedie musicali. Il racconto che Mozart volle musicare è dell’“unione degli opposti”, della luce e la tenebra, del cielo e la terra, del maschio e la femmina, e quindi dell’amore. In uno scenario “orientale”, egiziano. Un mondo fiabesco perché ingenuo, infantile, per una sorta di “musica per bambini” (Ingmar Bergman ne ha fatto un film per e con i bambini), o della favola bella.
L’idea di riproporre il testo come opera a sé stante è di Gian Piero Bona, che ne dà anche la traduzione, a fronte dell’originale. Con un saggio di Citati, “La luce della note”, su Schikaneder, il suo rapporto con Mozart, e il senso recondito, esoterico, della favola. E uno di Jurgen Baltrušaitis, inedito in Italia, “L’Egitto dell’opera lirica e della massoneria”.
Emanuel Schikaneder, Il flauto magico, Adelphi, pp. 274 € 16

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